La rabbia dell’Udinese non si placa. Chi pensava alla quiete dopo la tempesta post Atalanta non ha fatto i conti con la furia del club che non accetta quel che gli è stato imposto sabato in serata, quando è stato obbligato a richiamare i giocatori negativi (aveva ben 12 positivi) convocandoli per la domenica alle 10 in un ritiro improvvisato per poi mandarli in campo alle 16.30 alla Dacia Arena contro l’Atalanta. È finita con una batosta: 2-6 per la Dea. Il responsabile dell’area tecnica dell'Udinese Pierpaolo Marino ha rilasciato un'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport, soffermandosi sull'inadeguatezza del protocollo della Serie A.
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Udinese, Marino: “Regola dei 13 disponibili non sta in piedi, seguiamo la Premier”
Il responsabile dell’area tecnica dell'Udinese Pierpaolo Marino si è soffermato sull'inadeguatezza del protocollo della Serie A
Udinese, Marino sulla partita persa con l'Atalanta
"Quella di domenica è stata una partita fantasma. Abbiamo dovuto chiamare dei ragazzi che stavano a casa sul divano dicendogli di venire la domenica mattina alle 10 in ritiro per giocare. L’autorità sanitaria ci aveva bloccato l’attività fino al 9. Da una settimana questi calciatori non si allenavano. Beto si è negativizzato all’ultimo, con tampone e conseguente visita cardiologica. Non giocavamo una partita dal 18 dicembre a Cagliari e pure la Primavera era ferma da tempo. Avrei fermato il campionato per due turni. Il giorno della Befana. Già quattro partite erano saltate, compresa la nostra. Dovevamo andare a Firenze. Era la soluzione migliore. Rinviavi tutto e riflettevi al meglio sulla situazione che si è creata".
Sul protocollo Serie A
"Se ci sono i provvedimenti della Asl perché hai tanti giocatori positivi si interrompe l’attività. Se ne hai 11-12 come fai? Fai come al torneo dei bar dove al mattino si fanno le convocazioni in spiaggia e la sera poi va a giocare? La regola dei 13 disponibili più un portiere non sta in piedi. Perché tra i 13 vengono conteggiati tutti quelli che non hanno il Covid, anche gli infortunati. Le faccio un esempio: Pereyra è fuori per tre mesi con la spalla a pezzi e per questa regola sarebbe tra i disponibili. Concordo col presidente del Torino Urbano Cairo: il protocollo inglese è decisamente più snello".
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