Spezia-Napoli non è solo l'ennesima partita vinta dal Napoli, i tre gol rifilati dagli azzurri ai padroni di casa su un campo notoriamente complicato, il rigore di Kvaratskhelia, la doppietta di Osimhen. Perché, proprio quando si vorrebbe parlare solo del pallone che rotola e delle sue sentenze, non si può omettere che il calcio, come sempre, è specchio della società e qualcosa di questa società, ieri come altre volte, al Picco come altrove, non ha funzionato.
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Spezia-Napoli, la vergogna del Picco: scempio senza fine, e il calcio si volta dall’altra parte
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Ne parla oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "Spezia-Napoli non è solo calcio, è lo specchio di quest’epoca brulla e arida, infettata dal germe d’una violenza verbale che s’avverte senza soluzione di continuità, è un Vesuvio che viene invocato, è un popolo invitato a usare il sapone, è un coro inquietante, volgare e infamante, che insulta la memoria di Maradona, è un frasario colorito (?) nei confronti di Luciano Spalletti, è uno tsunami per le coscienze limpide, sufficientemente civili che a un certo vorrebbero si sgonfiasse il pallone e si mettesse fine a quello scempio, si decidesse qualcosa, anche la più estrema. È una vergogna. E invece il calcio ha scelto di voltarsi, certe scene rientrano nelle discriminazione territoriali, ma Spezia-Napoli va ben oltre per 93', dà libero sfogo al branco e dunque s’arrende ai propri codici di comportamento, a quel vocabolario che diventa fetida colonna sonora quando la curva Ferrovia celebra con un coro macabro la scomparsa di Diego". E' l'ennesima occasione persa per un calcio che sta lì, vecchio ed inerme, a fregarsene di tutto.
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