rassegna

Spalletti: “Voglio l’Europeo con l’Italia. De Laurentiis? Ce ne sono diverse versioni”

Spalletti
Intervista dell'ex allenatore del Napoli ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: le tematiche trattate
Edoardo Riccio
Edoardo Riccio Giornalista 

Quest'oggi, Luciano Spalletti ha rilasciato un'intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Dallo scudetto conquistato con il Napoli alle emozioni vissute da commissario tecnico della Nazionale Italiana: l'allenatore si racconta a 360° e tratta di diverse tematiche nell'intervento alla Rosea.

Le parole di Spalletti

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Di seguito le dichiarazioni dell'allenatore italiano: cosa si aspettavo dall'esperienza di ct? "Esattamente ciò che sto facendo da un punto di vista del lavoro da fare. Abbiamo guadagnato la qualificazione, meritandola. Siamo stati coerenti nelle scelte e nel giocare un calcio propositivo, senza mai abbandonarlo. Ma dobbiamo essere più bravi a mantenerlo per tutta la durata delle gare: non ci siamo ancora riusciti. Ci sono state tante diverse difficoltà e superarle tutte con disinvoltura non era facile. Alcune in campo, dove abbiamo affrontato squadre forti come Inghilterra e Ucraina. Alcune fuori dal campo: in tre raduni per due volte sono venuti a prenderci giocatori dentro il ritiro".


Sul caso scommesse: "Sicuramente ha prodotto una reazione importante del gruppo. Anche se non riesco a capire perché abbiano deciso di venire a interrogare i giocatori in ritiro e non magari a casa in un momento più riservato e meno traumatico per loro. Si sono visti portare via cellulari e tablet, dove oggi c’è l’intera vita privata dei ragazzi. Hanno vissuto una sensazione di precarietà e di fragilità. Però è stato un bene che tutto questo sia successo perché ha permesso a loro e a chi nell’inchiesta non è finito di rimettersi in carreggiata e rendersi conto degli errori e dei rischi che si corrono. Quando prendi il vizio perdi la strada della felicità, che è fatta di radici, rapporti, cose sane".

Sulla sua carriera: "È il momento più alto della mia carriera e del mio percorso di uomo. Io sono una persona tranquillissima e maledettamente per bene, nonostante episodi del passato abbiano fatto pensare il contrario a qualcuno. Certo l’età ha anche smussato qualche angolo del mio carattere, però in ambito professionale sono sempre stato estremamente corretto. E per riuscirci a volte sono stato costretto a prendere posizioni che non sono piaciute all’opinione pubblica, ai tifosi o a chi giudicava da fuori. Ma all’interno dello spogliatoio i miei comportamenti sono sempre stati giusti e necessari per ottenere risultati di squadra. Voglio sperare che mi sia stato affidato il ruolo da c.t. non solo per le mie capacità da allenatore ma perché come uomo posso rappresentare bene la Nazionale del paese più bello del mondo".

Sul messaggio da lanciare alla squadra: "Io ho bisogno di far venire fuori una Nazionale forte, non mi accontento di nulla. Voglio vincere l’Europeo e poi voglio vincere il Mondiale. Poi possiamo uscire anche subito, ma i discorsi che faccio alla squadra sono quelli che si aspettano tutti gli italiani: noi si va in Germania per vincere, non per partecipare. Lo richiede la nostra storia. Per riuscirci ho bisogno che questi calciatori diventino meglio di quello che sono. Non ho il tempo di esercitarli: serve qualcosa che gli entri dentro e gli accenda un fuoco, gli faccia sgranare gli occhi, gli dia la convinzione di potercela fare".

Sul gap con le grandi d'Europa: "Lo so che Inghilterra, Francia, Spagna e Germania sono forti, ma noi possiamo essere alla loro altezza. Però non si vince con calciatori che giocano bene solo per 20’ ma con quelli che fanno tante cose per 90’. E che sono dentro la partita anche se entrano dalla panchina o se sono in tribuna. Le energie mentali non vanno sprecate per gestire chi mette il muso. Perché sono energie tolte alla preparazione delle partite e noi non possiamo permettercelo. Per questo dobbiamo scegliere ragazzi propositivi, affidabili, con entusiasmo. Chi non ha queste caratteristiche può stare a casa, non ci serve. Voglio un gruppo sano e lasciare un’orma in questi tre anni, poi posso anche smettere".

Sulla conclusione della carriera di allenatore: "Magari cambierò ruolo dopo la Nazionale, perché avrò difficoltà dopo l’Italia a fare ancora l’allenatore".

Sul calo di alcuni giocatori della Nazionale: "Le difficoltà le osservo, ma in Nazionale alcuni cambiano compiti e rendimento. In ogni caso io devo essere pronto a sterzare e a trovare soluzioni alternative: voglio provare il 3-4-2-1 per tentare di mettere più a proprio agio alcuni calciatori. Mantenendo una propensione offensiva, senza tornare sempre a 5 dietro in fase di non possesso, creando equilibri che ci consentano di fare sempre la partita a viso aperto".

Sui giovani da inserire nel gruppo: "Buongiorno è fortissimo, Bellanova una forza della natura, Calafiori è pronto, Fabbian una sorpresa, Gaetano ora gioca, Folorunsho una belva e poi Cambiaso, Baldanzi, Lucca, Carnesecchi, Di Gregorio, Provedel... Nella rosa ci possono essere petali nuovi. La lista è di 23 ma ne porterò in preconvocazione 4 o 6 di più".

Sul percorso europeo delle italiane: "Ottimo. Abbiamo tecnici di primo livello, giocatori importanti e si avverte l’esperienza della scorsa stagione quando siamo arrivati in finale in tutte le competizioni. Possiamo ripeterci quest’anno".

Sull'assenza di storia per la Serie A: "Più che di anomalia, parlerei di un minimo comun denominatore tra le due squadre: l’unione assoluta tra i giocatori. Tutti partecipano alla gioia comune e individuale. Alle avversarie che potevano lottare con l’Inter forse sono accadute le cose che non voglio vedere in Nazionale: calciatori che tengono alta l'attenzione per 20’ anziché 90’ e non si relazionano col gruppo".

Sulla sofferenza patita per il momento del Napoli: "Le racconto un episodio che racchiude tutto. Sono andato a vedere Milan-Napoli, ero al bar nella zona Lounge: un bambino tifoso del Napoli a 7-8 metri ha cominciato a fissarmi. Quando il papà gli ha dato il permesso è corso da me e si è attaccato alle gambe: piangeva. L’ho preso in braccio e ancora singhiozzava. Avrei voluto chiedere al papà il numero di telefono. Se sta leggendo o qualcuno lo conosce, vorrei tanto riparlare con quel bambino che mi ha stretto il cuore".

Sulle recenti dichiarazioni di De Laurentiis: "Quale dei De Laurentiis ha parlato? Ce ne sono 4-5 in giro e non mi riferisco ai figli... C’è quello grato, quello malinconico, quello rancoroso, quello retroscenista. Gli auguro di centrare il Mondiale per club che garantisce enormi introiti, nel ranking del Napoli c’è anche la mia mano".

Sulla sorpresa del campionato: "Nel Bologna rivedo molte cose del mio Napoli, gioca un calcio europeo. Sovraccarico intorno alla palla e scambio continuo di posizioni mantenendo un equilibrio di squadra. L’Atalanta non è più una sorpresa: ha completato il suo percorso, è una squadra matura, solida. E poi ha Koopmeiners".

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