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(Getty Images)
Luciano Spalletti sarà al Napoli anche il prossimo anno. Ma non fa promesse, non prende impegni solenni, evita giuramenti col sangue. Qualche ombra pure la fa intravedere. Sente aria di casa perché Empoli è a pochi chilometri dal suo piccolo mondo antico ed è qui che è diventato allenatore e forse per questo non ha voglia di nascondersi. Lo riporta l'edizione odierna de Il Mattino.
È una vigilia diversa, Spalletti appare teso e a tratti anche nervoso. Non sembra abbia più tutta questa voglia di divertirsi. E l'Inter non aveva ancora passeggiato sulla Roma. Stavolta non ha neppure chissà quale frase a effetto con cui presentare la vigilia. E allora non dice, volutamente, quello che tutti vorrebbero sentirsi dire. Ovvero: "Resto al 100 per cento a Napoli". Si limita a un vago "il mio futuro è Empoli, il mio presente è Empoli, poi a bocce ferme parleremo" che può essere nulla (e la sensazione è che sia nulla perché né lui né De Laurentiis hanno voglia di rottura in caso di approdo in Champions) ma pure una minaccia figlia di queste settimane difficili. Mancano cinque partite, non serve voltarsi indietro o saltare in avanti: "Perché chi guarda al passato è un po' masochista", sussurra.
Luciano Spalletti ha guidato il vascello con passo prima sicuro, ipnotizzando lo spogliatoio, poi però in sette giorni assurdi, si è reso conto del naufragio-scudetto (l'Inter vola ormai). E in cui si è dubitato anche delle sue qualità. Ora vuole ritrovare la squadra: "Abbiamo la possibilità ancora di arrivare primi, quindi abbiamo il dovere di crederci. Magari assumendoci anche il peso delle responsabilità". L'impressione è che crederci è davvero un compito complicato. Ma Spalletti è un furbone e sa che i napoletani hanno bisogno di scosse energetiche
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