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L'edizione odierna de La Stampa ricostruisce ciò che Luciano Spalletti e Aurelio De Laurentiis si sono detti nella cena del 13 maggio, nove giorni dopo la conquista dello scudetto, che sancì la fine del rapporto del tecnico con il club azzurro.
"«Luciano, allora cominciamo a pensare alla prossima stagione?» – la risposta diretta e sincera fu bruciante però anche scontata, perché ormai le carte erano scoperte: «Aurelio, io non resto». Spalletti si stava separando da De Laurentiis, in quell’istante, non da Napoli, eletta a regina di cuori, una città che lo aveva stregato, che l’aveva rapito, forse lo aveva persino cambiato, addolcendone gli spigoli. Quella notte, il 13 maggio, Spalletti avrebbe ricomposto il proprio puzzle, ricordava che a Udine, nove giorni prima, aveva atteso invano una telefonata del suo presidente, che stava intanto festeggiando tra la folla al «Maradona», dinnanzi al megaschermo, a Napoli: «Non ho chiamato per lasciar godere il momento ai calciatori». Era così plasticamente chiaro che nel calice di Spalletti, al ristorante, ventidue giorni prima che il Napoli venisse incoronato nel proprio stadio, sarebbero rimaste solo le bollicine e il ricordo eterno di uno scudetto, stampato poi sul braccio sinistro come testimonianza di un amore incontrollabile. Verso Napoli. Un rapporto invece evaporato con De Laurentiis. E che ora torna sul tavolo in nome e per conto della missione Nazionale".
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