Simeone, che garra! Un rapace da area di rigore, un condottiero vero. Uno che sa cosa significhi fare gruppo, non a parole, ma con i fatti. Giovanni è l'esempio del Napoli operaio e bellissimo di Luciano Spalletti, quello che si mette a disposizione, che vuole solo lavorare e fare bene, che non si fa venire mal di pancia per un minuto in meno di gioco.
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Il Cholito Simeone, il volto più bello del Napoli di Luciano Spalletti
Simeone è la favola del Napoli
Ne parla oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "Giovanni Simeone è l’uomo che sovverte le leggi del calcio: in questo mondo, per romanzare un po’ il concetto d’insoddisfazione, si usa dire che un giocatore ha il mal di pancia, sì, eppure lui con il mal di pancia ha dimostrato di rendere anche di più: con la Roma ha fatto gol, ha fatto festa e ha regalato un’altra vittoria ai suoi. Fondamentale, da scudetto, come a San Siro con il Milan: mai storie banali, le sue. Mai. Il Cholito è questo: un rapace, un centravanti vero che conosce a perfezione i movimenti e i trucchi del mestiere e poi un atleta che porta in dote un’incredibile cultura sportiva e del lavoro. La partita di domenica, quella del terzo gol in campionato e dell’ottavo in stagione coppe comprese, è un po’ il simbolo della sua anima: «Avevo mal pancia, ma è stato bellissimo». Appunto. Di lui si potrebbero elencare una serie di dati, a cominciare dal fatto che la media gol/minuti è finanche migliore di quella di Haaland (uno ogni 66 minuti), ma tutto sommato è meglio guardare per capire: il modo in cui ci mette l’anima ogni volta anche per pochi minuti e le sue corse sfrenate dopo un gol, come se fosse il primo della vita, valgono più di mille parole per raccontare il Cholito (...) Il Cholito è uno dei volti più belli di questo Napoli da mille e una notte e, soprattutto, è la dimostrazione vivente di cosa significhi farcela da soli nonostante un padre grande come il suo (...) voleva il Napoli e indossare la maglia che fu di Maradona dopo averlo frequentato da piccolo con papà, voleva coronare un sogno di bambino chiamato Champions, ha rischiato e alla fine ha vinto. E poi s’è messo a lavorare. E a segnare. Tanto che la stampa argentina comincia a chiedersi: non meriterebbe un posto ne La Scaloneta? Cioè nella Seleccion campione del mondo".
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