Lo scudetto del Napoli ha un autore principale, irrinunciabile, Antonio Conte. Ha raschiato il fondo del barile, ha trovato il "nemico" contro cui erigere barricate e trovare tutte le energie per acciuffare questo ennesimo trionfo. Ne parla oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione:


rassegna
Lo scudetto del Napoli porta una sola firma, quella di Conte: il capolavoro del tecnico
"Conte non lo invidio, lui riesce sempre a non godere pienamente del trionfo, non l’ha mai pari. Ha conquistato la vittoria più complicata della carriera che lo ricolloca tra i primissimi al mondo. Perché è riuscito a isolarsi dal resto del Napoli entrando in conflitto silenzioso con tutti quelli che non lo capivano e non si rendevano conto dell’importanza delle scelte.
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Antonio è Antonio: si nutre di queste cose, quando è teso, in pressing sul suo umore e ha individuato il nemico, dà più del massimo.
Nelle ultime settimane, ma potrei dire da gennaio a ieri, ha effettivamente raschiato il fondo del barile riuscendo a migliorare la classifica di 29 punti, quasi uno a partita. Non ricordo altri allenatori che siano stati capaci di produrre una differenza del genere.
Sono inoltre convinto che lui ami Napoli più di quanto Napoli ami lui, sentendolo sfuggente, di passaggio.
Risulta fin troppo semplice raccontare questo scudetto: l’ha suggerito settimanalmente Antonio sottolineando più volte l’aspetto miracolistico del percorso. Qualcuno ha capito, altri hanno pensato che provasse a esaltare il suo lavoro.
Non troppo tempo fa gli scrissi «li stai dopando di te». Rispose «cazzo, è da luglio, amico mio, che li sto “drogando” di me». Senza l’adrenalina, l’inventiva, l’energia, la contagiosa ossessione di quest’uomo lo scudetto non sarebbe arrivato.
Antonio ha esaltato la qualità di McTominay, Lobotka, Buongiorno, Politano e Di Lorenzo; la personalità di Anguissa; l’adesione al progetto e il rispetto dei compiti di Lukaku, Raspadori, Rrahmani, Simeone; l’applicazione di Meret, Olivera, Spinazzola, Gilmour, Juan Jesus; gli strappi di Neres e quel poco di Kvara che ha potuto allenare".
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