Corbo: “Sarri ha ingabbiato Spalletti braccando Lobotka e Kvaratskhelia”
(Photo by Marco Rosi - SS Lazio/Getty Images)
L'editoriale di Antonio Corbo
Sara Ghezzi
Il Napoli è caduto in casa contro la Lazio, una sconfitta indolore dato l'ampio vantaggio accumulato ma che obbliga alla ripartenza contro l'Atalanta. Ieri la sfida non ha brillato di bellezza e gli azzurri non sono riusciti a fare il proprio gioco grazie alle gabbie di Sarri che ha snaturato il suo gioco per non farsi colpire. Una vittoria dei biancocelesti arrivata grazie al colpo da biliardo di Vecino che ne ha approfittato di una respinta di Kvaratskhelia. Il giorno dopo è quello delle analisi tra cui c'è quella di Antonio Corbo nel suo consueto editoriale per La Repubblica. A seguire le sue parole.
"Sarri ha ingabbiato Spalletti braccando Lobotka e Kvaratskhelia", le parole di Corbo
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"Sarri lascia Sarri a Roma. Cancella il sarrismo. Lo viola, rinnega, ribalta. Non è più l’allenatore che il 17 febbraio 2016 negli ottavi di Champions portò il Napoli a schiantarsi sul Real Madrid, “Perché noi abbiamo un solo gioco, se devo difendermi e sperare nel contropiede, piuttosto torno a lavorare in banca”, crede nel suo calcio riformista. Ma nella notte, dopo la lite con De Laurentiis, tentò di piantare tutto, e volare via dalla Spagna direttamente in Val d’Orcia.
A Napoli sei anni dopo torna per sorprendere la capolista. Napoli è ancora il suo grande amore, non si dimentica un’infanzia tra fumi e fiamme degli altiforni di Bagnoli. Vi riesce infilando in valigia gli appunti che avrà schizzato osservando Gasperini e magari Juric. Ordina una missione senza precedenti il profeta della filosofia estetica applicata al calcio. Non far giocare il Napoli dei record. Ma come? Anestetizza il Napoli nelle prerogative, negli artifici, negli interpreti più pericolosi.
Si immaginare la sua lezione alla lavagna. Punto primo: rendere ininfluente Lobotka, la mente del Napoli. Gli manda addosso Immobile subito, lo scherma poi con altri tre per rompere le linee di passaggio, Vecino è dirimpettaio, lo assiste Felipe Anderson con Zaccagni che scivola sulla sinistra della Lazio. Il secondo da braccare e Kvaratskhelia, stesso concetto. Sergej Milinkovic Savic possente come si legge è il vero ostacolo sulla corsia destra della Lazio, ma intervengono più avanti lungo la linea Felipe Anderson, più dietro Marusic. La densità della Lazio lascia poco spazio, si gioca tutti stretti uno all’altro come in un tram alle prime corse del mattino, Osimhen lotta senza respiro nel duello con Patric, Lozano è chiuso da Hysaj. Prova a fare tutto Anguissa.
Che il Napoli sia in confusione, lo fa capire Spalletti, urla angosciato come mai, invoca di far girare la palla e di mantenere la calma, ma chi l’ha persa sembra lui. Una Lazio così non se l’aspettava. Sembrerà strano, ma gli manca lo squalificato Mario Rui, gran supplente in regia quando Lobotka è marcato a vista. Spalletti forse spera che la Lazio arrivi stremata alla fine, enorme il dispendio di energie più mentali che fisiche nel rispetto dei triangoli disegnati da Sarri. Sono circoscritti i centri nevralgici della temutissima capolista.
È passata più di un’ora e la Lazio è in vantaggio con Vecino, che riprende un rinvio teso come una sassata di Kvara, è come raccattare la pietra e rimandarla nella rete di Meret, innocente. Vecino, quello che Sarri ha preferito a Cataldi nella formazione iniziale. È il momento di affidarsi ai cambi. Spalletti individua i due che soccombono alla pressione laziale più di altri. Lobotka, uno che sembrava inamovibile, e Lozano, il fuoco rimasto sempre spento. Elmas e Politano danno una ventata di freschezza, la traversa racconta un pareggio sfiorato da Osimhen più vivace di Kvara, scintille che rivelano segnali di stanchezza nella Lazio, la squadra che domina.
Sarri trova in Immobile l’accorato capo della resistenza laziale. Animosa la prova di Immobile, quante volte ha sognato il Napoli questo napoletano torrese, i ragazzi di Torre Annunziata girano da un oceano all’altro, il mare come destino, ma Napoli è rimasto il porto proibito. Voleva dire qualcosa anche lui.
Onore al pubblico di Napoli: canta per giurare fedeltà, “abbiamo un sogno nel cuore”, il Napoli può restituirglielo presto. Ha tutto per scacciare l’incubo. Il blitz di un Sarri mascherato".
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