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Ricorso Juve-Napoli, la difesa del club azzurro: violati i principi del giusto processo

Ricorso Juve-Napoli, la difesa del club azzurro: violati i principi del giusto processo

L’edizione odierna del Mattino si sofferma sul ricorso che il Napoli affronterà martedì al CONI contro il match perso 3-0 a tavolino con la Juventus e il relativo punto di penalizzazione in classifica. Trentadue pagine di ricorso con cui...

Domenico D'Ausilio

L'edizione odierna del Mattino si sofferma sul ricorso che il Napoli affronterà martedì al CONI contro il match perso 3-0 a tavolino con la Juventus e il relativo punto di penalizzazione in classifica. Trentadue pagine di ricorso con cui De Laurentiis prova a ribaltare le sentenze del giudice sportivo e della Corte sportiva d'appello della FIGC. E in cui il Napoli respinge in ogni punto le motivazioni che hanno portato alla condanna.

Ricorso Juve-Napoli, la difesa del club azzurro

 (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Per prima cosa, il nuovo avvocato Enrico Lubrano, che affianca il consulente legale Grassani, parla di «una causa di forza maggiore che è stata preclusione alla trasferta, intervenuta già il giorno prima della partita». In pratica, ed è questo il punto chiave, il successivo provvedimento del 4 ottobre aveva carattere solo confermativo e non di primo provvedimento di preclusione alla trasferta. Non è un dettaglio di poco conto: ma la difesa del Napoli va oltre e spiega che pur volendo ammettere che è il provvedimento della domenica, ovvero quello delle 14,33 ad aver vietato la trasferta (così come rilevato dalla Corte sportiva), in ogni caso avrebbe valenza «di atto di forza maggiore».

Violati i principi del giusto processo

 (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Poi c'è l'affondo contro le motivazioni del giudice sportivo e della Corte d'appello perché, scrivono i due avvocati nel ricorso, non c'è una «benché minima prova» di una condotta in malafede del Napoli. In pratica la condanna in primo e secondo grado violano i principi cardine del giusto processo: la presunzione di buona fede e il principio del in dubio, pro reo. Qui, sarebbe avvenuto il contrario. Perché non c'è movente o interesse della società a non giocare la gara.