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Mihajlović: “Spero che a vincere lo scudetto sia il Napoli, per la sua gente”

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Siniša Mihajlović, allenatore del Bologna, ha parlato della possibile vincitrice dello scudetto in un'intervista al Corriere dello Sport

Luigi Orti

In occasione di un'intervista concessa al Corriere dello Sport, Siniša Mihajlović, allenatore del Bologna, ha espresso la sua preferenza per la lotta allo scudetto. Inoltre ha parlato dell'attuale condizione della Serie A con il Covid-19.

Le parole di Mihajlović sulla sua candidata alla vittoria dello scudetto

Bologna mihajlovic donnarumma

Di seguito le parole dell'allenatore al Corriere dello Sport:

"Ho avuto la febbre 15 giorni fa, ma ho più di 7 mila anticorpi e al molecolare sono risultato negativo. La soluzione è la terza dose. Da noi Sansone non voleva vaccinarsi, nessuno lo obbligava, ma se il regolamento impone le tre dosi per giocare o le fai o stai fuori: io dico che devono vaccinarsi tutti, ma dopo la terza dose eliminerei i tamponi".

Sulla partita contro l'Inter non disputata

"Contro l’Inter volevo giocare. Al Bologna ho 10 positivi: hanno tutti la seconda dose e tra lunedì e martedì era programmata la terza e mi è stato comunicato che martedì recuperiamo. Perché tutta questa fretta? Non alleno i miei da una settimana, lavoro solo con i ragazzi della Primavera. Che campionato è mai questo? Come si può parlare di regolarità?".

Sulla sua preferita per la vittoria dello scudetto

"Non ho mai detto che l’Inter vincerà lo scudetto. Io spero che a vincere sia il Napoli, per la sua gente: mi piace la gente di Napoli. Ho una passione speciale per i napoletani, sono un popolo di cuore, come i serbi, anche se forse noi siamo forse un po’ più duri. Io non c’entro un c***o con Napoli e i napoletani, eppure li sento vicini. Abbiamo la stessa attenzione ai rapporti, coltiviamo il senso dell’amicizia".

Infine, sull'esonero al Milan

"Non ho mai capito perché il Milan mi abbia esonerato: ero quinto o sesto e in finale di Coppa Italia. Con quella squadra, che del Milan portava solo il nome, non si poteva fare di più. La stagione seguente ne cambiarono nove su undici. Unici sopravvissuti, quelli che avevo lanciato io, Donnarumma e Romagnoli".