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Terrore Osimhen, ceffoni per rianimarlo: solo in ambulanza ha ripreso conoscenza. Il retroscena

Terrore Osimhen, ceffoni per rianimarlo: solo in ambulanza ha ripreso conoscenza. Il retroscena

L’edizione odierna de Il Mattino racconta i minuti interminabili che Victor Osimhen ha passato a terra esanime sul terreno di gioco del Gewiss Stadium di Bergamo. Un piccolo trauma cranico. E una notte trascorsa in ospedale per altri...

Domenico D'Ausilio

L'edizione odierna de Il Mattino racconta i minuti interminabili che Victor Osimhen ha passato a terra esanime sul terreno di gioco del Gewiss Stadium di Bergamo. Un piccolo trauma cranico. E una notte trascorsa in ospedale per altri accertamenti dopo che, però, l'esito della TAC ha dato risultato negativo. Un grande sospiro di sollievo. Ma lo spavento è stato grande. Con la situazione che, a un certo punto, è apparsa precipitare.

Osihmen, il retroscena sui soccorsi

 Victor Osimhen (Photo by Fran Santiago/Getty Images)

La scena è raccapricciante. Ed è tutto nei volti pallidi dei tanti inservienti presenti nello stadio. È la paura per quello che stava succedendo. Osimhen è privo di sensi, non dà segnali. Immobile. Tutti si guardano negli occhi. Il personale paramedico presente allo stadio non sa che fare attorno a quella barella dove è sdraiato il gigante, proprio appena fuori il terreno di gioco. Provano a dargli uno schiaffo, per rianimarlo. Nulla. Arriva un altro ceffone, ancora più forte. Nulla. Arrivano i medici del Napoli. Lo strattonano, per capire se è vigile. Nulla. Un altro dello staff medico presente alza il braccio del ragazzone per capire. Ma ricade, a peso morto, ai lati della barella. C'è chi urla di fare in fretta, c'è Tommaso il magazziniere che sbraita contro gli steward che pensano a nascondere i palloni piuttosto che dare una mano a spostare velocemente gli 80 chili di Victor. L'ambulanza dell'ospedale Papa Giovanni XXIII è lì, appena fuori al cancello. Ed è all'interno che Osimhen si riprende, riconosce Raffaele Canonico, il medico del club, e anche Beppe Pompilio, il braccio destro del DS Giuntoli. I minuti sono brevi ma non passano mai, dagli sguardi degli infermieri e dei soccorritori si capisce che il nigeriano è cosciente ma non sta benissimo. Perché muove ancora con lentezza gli arti, anche se comunque ha aperto gli occhi. Sembrano dettagli di poco conto, ma non è così. Per una manciata di minuti, la scena è stata di autentico choc.