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calcionapoli1926 rassegna Neres: “Meritiamo di vincere, daremo tutto per i nostri tifosi. Su Lang e Lukaku…”

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Neres: “Meritiamo di vincere, daremo tutto per i nostri tifosi. Su Lang e Lukaku…”

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Le parole dell'attaccante azzurro ai microfoni de Il Corriere dello Sport
Raffaele Troiano

David Neres, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista ai microfoni de Il Corriere dello Sport. L'esterno brasiliano ha parlato in vista della finale di Supercoppa contro il Bologna, ma non solo. Ecco quanto, delle sue dichiarazioni, è stato evidenziato dalla nostra redazione!

Neres: "Vogliamo vincere per i nostri tifosi! La mia esultanza? Ecco la verità"

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Di seguito le dichiarazioni di David Neres ai microfoni de Il Corriere dello Sport: "Prima finale con il Napoli, più emozionato o focalizzato? Penso di essere un po' emozionato e anche molto concentrato. Giocare per vincere un trofeo è bello, è molto speciale. Una finale è una partita diversa dalle altre. E conta solo vincere".


Sulla coppia con Hojlund: "Il concetto vincente è sempre il collettivo: quando si gioca da squadra e tutto funziona è più facile per i singoli emergere. Le vittorie sono il merito del buon lavoro del gruppo e io credo che tutto il Napoli, giocatori e allenatore, stiano lavorando bene".

Sul KO in campionato col Bologna: "Quella sconfitta ci colpì duramente. Abbiamo sofferto, è stato davvero difficile digerirla. Per fortuna arrivò la sosta: in quelle due settimane abbiamo avuto tanto tempo per allenarci e per riflettere sui nostri errori e sulle cose giuste. Prima settimana senza Conte? Sì, ma poi siamo tornati in campo con una mentalità e un modo di giocare nuovi: è andato tutto bene. Soprattutto perché poi ne abbiamo vinte cinque di fila: se non vinci, nulla cambia sul serio. E invece, quelle vittorie ci hanno restituito fiducia e ci hanno rilanciato. E ora ci godiamo la finale".

Su Conte: "Se è ancora l'allenatore con cui ho corso di più o se è cambiato qualcosa? No, no, tutto uguale. Ma ora, con due partite alla settimana, non è più possibile allenarci così tanto. Lo facciamo quando si può".

Sulla finale: "Eto'o disse «Le finali non si giocano, si vincono»? Sono d'accordo al cento per cento: quando smetti, le persone ricordano soltanto i trofei della tua carriera. E quindi, il Bologna vuole vincere e noi vogliamo vincere. Rivincita con il Bologna? Non abbiamo dimenticato quella sconfitta, ma questa è una partita completamente diversa. È una finale e abbiamo un pensiero fisso: rispetto moltissimo il Bologna, ma siamo qui per vincere".

Su Lukaku: "Romelu è quello che mi ha dato più fiducia, più sicurezza da quando sono arrivato al Napoli. Parliamo tanto: ha sempre cercato di tirarmi su e mi ha sempre ricordato quanto sono forte. L'ho apprezzato molto e mi è venuto spontaneo correre da lui. Quanto manca a questo Napoli? Manca come gli altri giocatori incredibili che sono infortunati".

Su Careca: "Prima di una vecchia sfida con il Milan ho avuto la possibilità di parlare con lui e di abbracciarlo: gli ho detto quanto significasse per me e per gli altri. Ma soprattutto per me che sono di San Paolo e gioco nel Napoli. Non l’ho mai visto giocare ma ho sempre chiesto a mio padre, tifoso del San Paolo, e alle persone più grandi che conosco. Tanti amici tifano San Paolo e Careca è stato uno dei più forti della storia del club. Sapere che ha giocato con il Napoli è molto speciale".

Sulla sua vita in Brasile: "Da bambino pensavo solo a giocare a calcio per strada. Ma studiavo, mia madre non faceva eccezioni. Pelé è cresciuto per strada? È il modo in cui sono cresciuto anche io: tutti i bambini giocavano in strada ed è così che ho acquisito la Ginga. Penso che mi abbia formato come calciatore: ho cominciato molto presto nel San Paolo, avevo dieci anni e ho subito dovuto imparare la disciplina, ma penso che la cosa più importante sia stata giocare in strada fin da piccolo".

Sull'avventura all'Ajax: "Le regole al San Paolo mi hanno aiutato: non potevo fare le stesse cose dei miei coetanei, ma quando sono andato in Olanda ho sfruttato quel bagaglio. Andare così presto in un club mi ha fatto diventare un uomo e un giocatore migliore".

Sul suo modo di giocare a calcio: "Cerco di divertirmi il più possibile. Quando non mi diverto, penso di non poter dare il meglio di me. Ovviamente bisogna concentrarsi e fare sul serio, e a volte non riesci a divertirti molto perché c'è da pensare alla tattica. Ma se non ho questa sensazione, non è la stessa cosa".

Sui tifosi del Napoli: "Io un idolo per i napoletani? È una parola davvero grossa, ho ancora tanta strada da fare. Però avverto molto l'amore e il sostegno dei napoletani. Mi fanno felice".

Sulla nazionale: "Infortunio appena entrato nella Seleçao? Sì, anche da bambino ho avuto un percorso molto lungo e difficile. E da professionista ci sono stati momenti in cui lo spirito era diverso. Perché non vengo convocato? In Brasile abbiamo tanti grandi giocatori. Io cerco di fare del mio meglio per il mio club. Mondiale sogno possibile? Sì. Come dico sempre: se fai bene con la tua squadra, il resto viene naturale".

Sulla Supercoppa: "Per chi proveremo a vincere? Giocheremo per i tifosi che sono fantastici, per i compagni infortunati, per le nostre famiglie, per tutti. Ma soprattutto per noi stessi che siamo in campo e lavoriamo molto duramente ogni giorno. Ce lo meritiamo".

Sull'avventura allo Shakhtar: "Le bombe le ho sentite a Donetsk: erano davvero vicine all'hotel. Però la mia storia e la mia educazione mi hanno aiutato: da piccolo mi svegliavo alle quattro e prendevo un autobus per andare ad allenarmi, ma un paio di mesi fa, parlando con mio padre, ho capito che non era niente. Niente: mi ha raccontato le sue storie, di come lavorava con i genitori nei campi a dieci, dodici anni. Questo era davvero difficile, io non ho fatto niente rispetto a quello che hanno fatto mio padre e mia madre".

Sui propri obiettivi e sulla Champions: "Sogno di migliorare ogni giorno di più. Anche per la nazionale: ripeto, se fai un buon lavoro quotidiano, il resto verrà da sé. Qualificazione agli Ottavi di Champions? È difficile, ma non è impossibile. Ora, però, siamo concentrati solo sul Bologna. Nella mia mente c'è solo il Bologna".

Sul Bologna: "Loro hanno tanti ottimi calciatori. Giocando da ala, mi scontro sempre contro i terzini e quello destro del Bologna è uno dei migliori che abbia mai sfidato. Lo dico sempre ai miei compagni. Ora mi sono spostato a destra, magari può andare meglio... Chissà".

Sulla vita a Napoli: "Se mi piace? Molto, mi ricorda il Brasile: bellissimo clima, cibo ottimo. Non ho nulla di cui lamentarmi. Piatto preferito italiano e brasiliano? In Italia la pasta, la amo. In Brasile riso, fagioli e manzo. Potrei mangiarlo ogni giorno".

Sull'Arabia: "Non abbiamo avuto modo di visitare per bene Riyadh. È stata la mia prima volta, ma da quello che ho visto mi piace molto".

Sulla propria esultanza: "Svelare il nome dell'uccello che mimo quando segno? Io in portoghese lo chiamo Corvo Negro. Significa il corvo nero. Quando ho deciso di festeggiare così? Da bambino, quando giocavo con i miei amici in Brasile. E dopo tutti questi anni ho deciso di rifarlo".

Sul rapporto con Lang: "Perché ci chiamano Mimì e Cocò? Lasciamo stare, meglio non parlare di loro. Anzi, ora vado: mi sta aspettando". (Tutto vero: Lang è alle sue spalle, scherzano, fanno finta di offendersi. Si abbracciano. Mimì e Cocò in finale)