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Corbo: “Raspadori falso nueve colpo da KO per Juric, ma il Napoli lascia un dubbio”

raspadori napoli
L'editoriale di Antonio Corbo

Domenico D'Ausilio

Antonio Corbo, giornalista, ha commentato la vittoria del Napoli contro il Torino nel suo consueto editoriale per Repubblica.

Corbo, l'editoriale di Napoli-Torino

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"Juric contro Juric. Astuto ma anche puntiglioso, l’allenatore croato eccede nel suo tatticismo. Marca gli avversari uomo contro uomo, non dà loro respiro né millimetri. Esagera stavolta nel mettere in catene i centrocampisti, impegnando l’esterno destro russo Miranchuk nel controllo di Lobotka, il centro direzionale del congegno di Spalletti. Ma proprio Spalletti, ieri impeccabile, aveva previsto il ferreo sistema del Torino e studiato l’uomo giusto per infilare il varco libero. Sceglie Raspadori centravanti arretrato, lo piazza al centro per spostare subito il gioco su una fascia. La sinistra è libera, si vede Mario Rui correre da forsennato su quel lato. È lo schema che vince, è una formidabile ripartenza, è anche il provino che Raspadori supera come sosia di Mertens, ancora meglio di Higuain. Il 4-3-3 migliore nella storia recente del Napoli è stato proprio quello che prevedeva (con Sarri) la punta centrale sull’asse di centrocampo ad aprire il gioco sui lati, per poi correre in avanti, spesso a concludere".

"La sesta vittoria lascia questo frammento che apre un altro spiraglio sul futuro del Napoli. Va oltre la partita. Perché Spalletti colloca meglio Raspadori, attaccante felicemente ambiguo: Jack segna volentieri da prima punta, ma se la cava bene in posizione defilata. Con il Torino nel primo tempo e all’inizio del secondo il Napoli attacca secondo la sua vocazione: rapidità in verticale. Come se vi fosse Osimhen. Questa coincidenza rafforza il concetto di identità tattica, il biondo nigeriano tornerà presto scavallare con la sua prepotente allegria come se non fosse mai uscito".

"A tre a giorni dall’Ajax, trasferta ad Amsterdam, il Napoli lascia sul campo un solo dubbio. Si è abbassato troppo per difendere il vantaggio: stanchezza per un’ora di ritmo alto, ingresso di Lozano che copre i trenta metri finali ma non rientra come fa il prezioso Politano, disagio acuito su quel versante dalla giornata opaca Di Lorenzo; oppure, solito calo di tensione? In chiave scudetto preoccupa solo il quarto indizio".