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Napoli poco incisivo, Salernitana chiusa a catenaccio: così la festa è stata rinviata

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La squadra di Sousa ieri ah rovinato la festa ai ragazzi di Spalletti difendendosi dagli assalti azzurri con le unghie e con i denti

A Napoli era tutto pronto per la festa scudetto. Ma Boulaye Dia ha deciso che non era la domenica giusta inventandosi un gol dopo una partita in cui la Salernitana si è chiusa in 11 in difesa. Nulla cambia sul cammino azzurro che mercoledì o giovedì sarà comunque Campione d'Italia. Infatti alla compagine di Spalletti manca solo un punto per liberarsi ed esplodere in gioia in un periodo in cui la stanchezza di un campionato dominato inizia a farsi sentire. Anche Alessandro Barbano nel suo editoriale su Il Corriere dello Sport analizza questo aspetto. A seguire un estratto dell'articolo.

Napoli poco incisivo, la Salernitana chiusa a catenaccio: così la festa è stata rinviata

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"La sequenza di Inter-Lazio e Napoli-Salernitana è per la città un viaggio sulle montagne russe delle emozioni, con una fermata imprevista prima dell’ultima discesa. Una metropoli apparecchiata alla festa come un’immensa tavola, imbandita di ogni diversa declinazione della gioia, si scopre nuda di fronte alla rasoiata convessa di Dia, che gela lo stadio dopo un tunnel su Osimhen. La delusione dismette il vociare gioioso della speranza e s’impossessa dei volti e degli animi nel mesto deflusso di una folla confusa da Fuorigrotta. Il colpo a salve del derby campano prolunga la vigilia, almeno fino a mercoledì, in una sospensione surreale, con un carico aggiuntivo di tensione emotiva per la squadra di Spalletti. Che contro la Salernitana non ha sfigurato. Ma ha trovato nel cinque-quattro-uno di Sousa un fortino difficile da espugnare".

Una partita in cui gli azzurri hanno trovato il catenaccio salernitano

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"C’è in queste partite di fine stagione lo spirito agguerrito delle provinciali che, con la salvezza, si giocano anzitutto il salario della massima serie. E c’è un’usura, mentale prima che atletica, di chi è andato in fuga per tutto il campionato. L’effetto di questi due fenomeni è quello che, per il Napoli, si può definire uno scolorire dello smalto, che si traduce in una perdita di incisività. Vuol dire palleggiare con consueta padronanza ed eleganza. Ma affondare con meno convinzione, e rinunciare a tirare in qualche occasione. Per esempio con Zielinski. Che pure potrebbe e dovrebbe mettere la sua maggiore esperienza al servizio del gruppo e che invece accusa, come è già accaduto, qualche sbandamento caratteriale.  Sono inezie, che nulla tolgono alla bella prova del Napoli contro un avversario arroccato all’arma bianca in un catenaccio esteticamente inguardabile. Ma che pure sarebbe stato insufficiente senza la superba prova di Ochoa tra i pali. Inezie che però raccontano e spiegano l’indugiare degli azzurri attorno a questo traguardo desiderato trentatré anni e meritato oltre ogni ragionevole dubbio. Per una squadra che ha collezionato venticinque vittorie, quattro pareggi e solo tre sconfitte, il punto che manca dovrebbe essere poco più che un dettaglio. Senonché il suo valore matematico e simbolico ne fa un obiettivo psicologicamente oneroso".