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L'addio di Kim Min-Jae ha lasciato un vuoto ancora non colmato nella difesa del Napoli, in apnea ormai da settimane. Nonostante l'integrazione graduale di Natan, la retroguardia azzurra, difatti, balla spropositatamente e presenta alcune fragilità evidenti, da risolvere quanto prima per incassare un minor numero di gol possibile.
Di seguito le parole riportate dall'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport: "Ripartire dalle fondamenta, per rendere il progetto sportivo nuovamente più solido e tornare ad ambire a un posto nella corsa scudetto. La partenza del Napoli è stata altalenante e le prestazioni – al di là dei risultati – raccontano quanto ci sia una predisposizione a “non annusare il pericolo”, rubando una celebre frase che amava usare Rino Gattuso ai tempi in cui allenava la formazione azzurra. Ma c’è stato un Napoli prima di Kim Min-jae e ce ne deve essere un altro anche ora che la squadra sta dimostrando di essere uscita dal periodo di difficoltà. Il problema di fondo lo raccontano bene i numeri: sesta difesa del torneo con 14 reti subite insieme al Milan, peggio di Monza e Bologna. Però non può essere un problema di squadra o atteggiamento di fase difensiva, perché anche qui i numeri non mentono: il Napoli è terzo per tiri subiti (appena 131, meglio solo Inter e Roma) e quarto per tiri nello specchio subiti (sempre dietro Inter, Roma e stavolta anche la Juve): ciò significa che l’applicazione nella fase difensiva c’è. Ciò che i numeri non possono raccontare, invece, e come il Napoli arrivi a subire tiri nello specchio né con quale facilità gli avversari arrivino davanti a Meret. Ecco, questo è il punto: il Napoli, anche quando vince e pure quando non concede reti, rischia sempre tantissimo e regala sempre l’occasione all’avversario che può cambiare la partita. Ovvio, allora, che il problema così si leghi più agli errori dei singoli, come dimostra il campo".
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