Per esempio lo scudetto. Possiamo dirlo?
«È in corsa, può riuscirci, ha le stesse possibilità dell’Atalanta, anzi qualcosina in più, e una percentuale minima inferiore all’Inter, che resta la favorita. Ma il Napoli di sabato sera metterà paura ai campioni d’Italia, almeno quanto gliene ha messo nel secondo tempo di sabato e anche nel primo. Perché, e mi piace sottolinearlo, già nei primi 45’ c’erano state occasioni enormi. Certo, nella ripresa non gli ha fatto veder palla, l’ha costretta a starsene dietro».
Forse è mancato Kvara?
«E ci mancherebbe. Un giocatore di quel talento, di quella forza, imprevedibile ti cambia la vita. Il Kvaratskhelia di due stagioni fa sarebbe stato immarcabile per chiunque. E volendo potrei e dovrei aggiungere anche Osimhen, che però era ormai già via. Però posso aggiungere che
mi è piaciuto tanto Lukaku, adisposizione dei compagni, e che aspetta Neres, uno che ti far star bene».
Una partita-verità.
«La conferma che Conte è un gigante: cambia modulo, sposta i calciatori, ti dà energia, ti fa sentire importante e ti tiene in corsa per il titolo. Finirà punto a punto, come si dice in genere, ma può finire bene. Adesso cambiano gli scenari, ricordatevelo».
La Champions incide?
«Eccome! Ogni tre giorni hai una partita, la tensione sale, non riesci a recuperare gli infortuni, e aver perduto sabato Calhanoglu e Dimarco non è stato un colpo irrilevante. Diventa tutto maledettamente più difficile. Ma la variabile non è questa: si chiama Antonio Conte, per me.
E il ritorno di alcuni calciatori decisivi».
Come lo è Lobotka, ad esempio.
«Tanto per fare un nome, proprio lui. Che con una prestazione incredibile ha orientato il gioco del Napoli. E’ un regista di contenuti tattici e tecnici indiscutibili e poi, si vede dai movimenti, ha una intelligenza rara. Il pareggio gli appartiene per quasi la metà ma è stato il resto della partita che ha ribadito la sua centralità in questa squadra».
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