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Multiproprietà Napoli-Bari, la data del ricorso di De Laurentiis: ma c’è un piano B

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Dopo la promozione del Bari in B, ritorna la questione delle multiproprietà con De Laurentiis proprietario del Napoli e del club pugliese

Domenico D'Ausilio

Dopo la promozione del Bari in Serie B, ritorna la questione delle multiproprietà nel calcio con Aurelio De Laurentiis proprietario del Napoli e del club pugliese. Secondo le norme federali, entro il 30 giugno 2024 arriverà il momento in cui uno dei due club, in virtù della loro appartenenza al campo professionistico, dovrà essere stato ceduto. I due club abitano ormai più vicino e già nella prossima Coppa Italia c’è il rischio di un incrocio. Lo riporta l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport.

Multiproprietà Napoli-Bari, la data del ricorso di De Laurentiis

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De Laurentiis ha organizzato una prima controffensiva sul piano giuridico. La delibera del consiglio federale è stata impugnata contestandone la costituzionalità e la legittimità, soprattutto sul punto degli effetti retroattivi. Nel 2018, quando fu acquistata la società superando la concorrenza di altre dieci proposte, in un contesto in cui vigeva la famosa deroga, con il divieto fermo all’impossibilità di possedere due club professionistici, le regole erano diverse e non è giusto

cambiarle in corsa. Il 27 aprile il Tribunale federale discuterà il ricorso preparato dall’avvocato Mattia Grassani e firmato da Aurelio e Luigi De Laurentiis in proprio, Napoli, Bari e Filmauro. Ma il percorso giuridico potrebbe essere lungo e non esaurirsi nell’ambito sportivo: dopo i tre gradi di giudizio interni al sistema, ci sono il Tar, il Consiglio di Stato e in ultima istanza persino la Corte di Giustizia Europea di Lussemburgo.

Il piano B

Il tema è quello di poter gestire una trattativa per la cessione di un club, operazione impegnativa come si è visto con Lotito e la Salernitana, senza il cappio del dover vendere per forza. Per questo, l’eventuale piano B potrebbe essere quello di avere più tempo, magari fino al 2026. Di fatto, però, in questo caso non è tanto o non è solo un problema di norma. E la Federcalcio? Gravina, che ha dalla sua una grande maggioranza in Consiglio federale, è convinto che la norma sia un punto di equilibrio per ripristinare una situazione di normalità.

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