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Lo scudetto aveva acceso i riflettori sul Napoli come modello di gestione di un'azienda calcistica da imitare su larga scala. Eppure, il post scudetto ha rivelato tutte le fragilità di una Società non avvezza alla vittoria e alla sua metabolizzazione. Tanti gli errori della scorsa estate, che ora non bisogna più ripetere.
Ne parla oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione: "Il Napoli ha la necessità, anzi l’urgenza, di dotarsi d’altro, di anticipare gli eventuali accadimenti del futuro, di svelenire il suo habitat, di rinfrescarlo attraverso una lucidità che l’euforia ha soffocato. Ci sarà un mercato che busserà prepotentemente alla porta, torneranno gli arabi e magari, chi può dirlo, si presenteranno gli americani, ricominceranno i tormentoni intorno ad Osimhen e, com’è semplice intuire, Kvara diventerà argomento di discussioni, almeno quanto Zielinski, che avrà trent’anni a giugno ma continua a rappresentare il simbolo di un’epoca, la più sontuosa che il Napoli ha potuto assaporare, Maradona a parte. Lo scudetto ha rappresentato la sintesi di un modello che però adesso rischia di implodere, se non adeguatamente rivitalizzato attraverso una visione che sia moderna, persino futurista, che riaccenda le competenze e le sistemi nel centro del core business, che non è un pallone, non è un calciatore, non è un allenatore, non è un direttore sportivo, non è neanche (esclusivamente) un presidente ma la fusione di un management tecnico ed economico capace di riaccendere la luce in quel vicolo cieco, affinché si veda, si senta, ancora lo Scudetto".
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