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Prove di convivenza, Conte studia la soluzione per la coppia McTominay-De Bruyne – GdS

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Le due stelle di centrocampo non hanno trovato ancora la connessione perfetta
Sara Ghezzi

Scott McTominay e Kevin De Bruyne a centrocampo hanno fatto sognare un'estate intera i tifosi del Napoli. Perché in pochi avrebbero immaginato di vedere in azzurro insieme una coppia di tale caratura mondiale e talento. Il debutto a Reggio Emilia contro il Sassuolo aveva acceso le luci, ma poi qualcosa non è andato come sperato. Come rivela l'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, ora Conte sta studiando la soluzione giusta per farli coesistere. A seguire un estratto dell'articolo.

Prove di convivenza, Conte studia la soluzione per la coppia McTominay-De Bruyne

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"Però il calcio sa essere pure scienza inesatta e prima che venga completamente fuori la fusione fredda tra due talenti da far stropicciare gli occhi, occorrono tempi logici e pure umani: McTominay e De Bruyne sono “esplosi” immediatamente a Reggio Emilia, alla prima, hanno bruciato ogni indugio a modo loro (16minuti per la girata di testa dello scozzese; 56 per la punizione del belga), in attesa di conoscersi meglio e adesso studiano assieme. Poi, fatalmente, qualcosa è cambiato: Scott McTominay non è riuscito a ribadire la sua centralità in zona gol (ma bisogno dire che pure un anno fa il suo secondo gol arrivò tardi, alla dodicesima che per lui era la decima) e De Bruyne che invece si è portato avanti con il lavoro (tre reti in campionato e due assist in Champions League) si è trovato quasi accerchiato da una diffidenza di pancia degna d’un seminario. Ed è nata la leggenda metropolitana: coesistenza difficile. In realtà, dovendo uscire dal 4-3-3 per non perdersi un centrocampista - ad esempio Anguissa - Conte s’è adagiato nei suoi pensieri composti, ha tentato soluzioni in cui “sposare” l’uno con l’altro e poi si è indirizzato in una sorta di compromesso: McTominay è stato lasciato sfilare lievemente a sinistra, dove già nell’anno dello scudetto andava a costruire le varie fasi e De Bruyne ha inseguito spazi altrove, come un rabdomante, che sa sempre in quale angolo del campo possa zampillare il proprio talento. Si chiama, sinteticamente, 4-1-4-1, che poi sta anche per altro, secondo le indicazioni delle partite, perché De Bruyne sa sviarsela a destra o aggredire il campo centralmente, o adagiarsi tra le linee o abbassarsi al fianco del regista: il genio sa far anche da sè, come racconta una carriera illuminata dai bagliori dei trofei che addobbano il salone di casa sua. Diciannove per la precisione nei suoi dieci anni al Manchester City, dove non lo dimenticano (e s’è visto in Champions)".