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rassegna

Maradona e il medico Luque: una volta Diego gli tirò un pugno. Il retroscena

Maradona e Luque

I due avevano un rapporto particolare, e ora il medico personale è indagato per omicidio colposo

Giovanni Montuori

È durata 2 ore perquisizione nella casa di Leopoldo Luque, con gli inquirenti che hanno portato via 4 scatoloni. A riportarlo è La Gazzetta dello Sport. La procura, dopo le parole delle figlie di Maradona, accusa il medico personale di Diego di alcune negligenze nelle cure a cui l’ha sottoposto dopo l’operazione alla testa. Il medico si è difeso:

"Ho fatto tutto ciò che si poteva fare per un amico, e di più. Per me era come un padre. Purtroppo è lui che aveva deciso di lasciarsi andare".

La perquisizione e il rapporto con Diego

 (Photo by Marcos Brindicci/Getty Images)

Intorno alle 11, mentre Leopoldo Luque faceva colazione, 30 poliziotti hanno fatto irruzione nella sua abitazione e hanno portato via cellulare e computer. Allo stesso tempo, altri 30 poliziotti irrompevano nel suo studio per prendere in consegna tutta la documentazione disponibile. A ciò, so aggiungono le dichiarazioni della storica cuoca di Maradona, Monona, e di un impiegato di sicurezza, che parlano di un episodio violento accaduto giovedì 19 novembre, in cui Maradona avrebbe spinto e dato un pugno a Luque. Per il medico è stato solo uno dei tanti sfoghi di Diego, e lo racconta così:

“Tante volte mi mandava via, come un padre ribelle, e il giorno dopo mi chiamava. “Luque, sto bene, vaffanculo, vai via”. Tante volte è successo, ma perché avevamo un rapporto diverso. E così è stato quando, non volendo uscire della camera, sono entrato e mi ha mandato via. Mi ha detto che mi avrebbe dato un pugno e gli ho risposto che per quello doveva prima alzarsi, e poi prendermi. Mi sono distratto un attimo e lui mi è saltato addosso, ma il mio obiettivo era raggiunto, perché alla fine si era alzato. Il giorno dopo, sono andato a rimuovere i punti della testa, e lì, con un sorriso, mi ha detto: “Hai paura, eh?” Era sul divano e ha chiuso gli occhi, facendo finta di dormire. Poi al nipote: Hai visto come l’ho preso in giro?”.

Il documento

Inoltre, è spuntato anche un documento in cui la psichiatra chiedeva che ci fosse un’ambulanza parcheggiata davanti l’abitazione di Maradona e altri specialisti, tra cui un neurologo, disponibili. Ma anche qui Luque ai difende:

“Noi decidevamo assieme, consapevoli che tutto dipendeva dal parere di Maradona, perché nella nostra legge, l’unico modo in cui potevamo costringerlo sarebbe stato se un giudice lo dichiarava mentalmente non atto. Non era in ricovero domiciliare, era libero. Abbiamo fatto molto di più di quello che potevamo fare, di quello che Diego voleva fare. E sono stato io il responsabile di estendere la sua vita, anzi, che ci fossero degli infermieri nella casa era perché io usavo il pretesto della testa operata, quando in realtà, su quello era assolutamente a posto. La parte neurologica, per la tomografia, era già a posto. Alcol non lo prendeva, l’altro obiettivo".

Il primo incontro ed il futuro

Maradona e Luque si sono conosciuti quando quest’ultimo doveva presentargli un piano di riabilitazione per il suo ginocchio operato. E dopo appena 4 anni dopo, Luque era diventato uno dei pochi che aveva accesso diretto a Diego. “Non andava nemmeno dal dentista se non venivo io", ha raccontato il medico. Ma non tutti si fidavano di lui: Dalma e Giannina su tutti, mentre Diego Jr e Jana, invece, lo conoscevano meglio. Ed ecco che l’intervento per l’ematoma subdurale è stata una procedura anomala, con 7 chirurghi a operare Diego. Intanto, mercoledì prossimo si conosceranno i risultati finali dell’autopsia, per capire quali medicine aveva preso e se c’era traccia di alcol. Luque non è stato ancora interrogato, ma i suoi avvocati non escludono l’ipotesi che sia lui a presentarsi spontaneamente. La vicenda resta ancora piena di punti oscuri da chiarire.