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Nuovo capitolo della vicenda Maradona, le figlie: “Dove sono finiti i soldi di papà?”

Maradona figlie
Le accuse su una parte del "tesoro maradoniano" scomparso
Sara Ghezzi

Diego Armando Maradona ha vissuto la sua vita con i riflettori puntati tra scandali e calcio giocato divinamente tanto da renderlo il migliore calciatore della storia. Una vita difficile, una vita da uomo libero che spesso ha pagato quella libertà finendo in un vortice che lo ha reso imprigionato per certi versi. Quando si muore, solitamente, ci si auspica che finalmente la pace possa prendere il sopravvento, eppure Diego, scomparso il 25 novembre del 2020, quella pace ancora non riesce ad ottenerla. Intorno a lui ci son anche tante polemiche, dubbi sulla morte e accuse continue. Questa volta, come riporta l'edizione odierna de Il Mattino, le sue figlie avute da Claudia Villafane, Dalma e Giannina, hanno lanciato un nuovo allarme legato ad un "tesoro" del padre di cui non si hanno tracce. A seguire un estratto dell'articolo.

Nuovo capitolo della vicenda Maradona, le figlie: "Dove sono finiti i soldi di papà?"

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"Dove sono finiti 13 milioni di dollari? Le figlie di Diego Armando Maradona e Claudia Villafane, Dalma e Gianinna, non li hanno trovati. Sostengono che fossero sui conti bancari esteri del padre, scomparso il 25 novembre 2020, e per questo motivo hanno portato in tribunale l'avvocato Matias Morla, "apoderado" (rappresentante) del Pibe negli ultimi anni, e anche le zie, le sorelle di Diego, Rita e Claudia Norma Maradona, perché ad esse il legale-manager ha trasferito i poteri di Sattvica, la società che controlla tuttora le attività commerciali del Campione. Una battaglia dura, appena cominciata nel tribunale argentino mentre quella mediatica tra i figli eredi di Maradona (a Dalma e Gianinna vanno aggiunti Diego jr, Jana e Diego Fernando) va avanti da tempo sugli schermi delle tv di Buenos Aires, a colpi di velenose interviste e presunti scoop. La certezza è che il più grande calciatore al mondo non aveva un ricchissimo patrimonio. Anzi, nel 2015 - prima che Morla comparisse sulla scena e si mettesse a capo del clan che gestiva gli affari e la vita di Diego - era stato calcolato in soli 9 milioni. Altre entrate, non dichiarate, furono trasferite in paradisi fiscali?".


L'accusa all'avvocato Morla

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"Morla è stato accusato di frode dai legali delle due figlie di Diego. E ancora: c'è il sospetto che la firma apposta da Maradona sui documenti che attribuivano i pieni poteri al legale, quando era a capo di Sattvica, fosse stata falsificata. In una nota di 60 pagine presentata al giudice penale Rita Acosta il legale di Morla, Rafael Cuneo Libarona, ha dichiarato la totale estraneità del suo assistito a queste accuse, precisando che i diritti sui marchi Maradona erano stati trasferiti alle sorelle su esplicita disposizione di Diego, che aveva interrotto i rapporti con la ex moglie Claudia (denunciata per una compravendita di immobili a Miami) e le figlie. Nel 2023 Dalma e Gianinna avevano scritto nel loro esposto contro Morla e Maximilian Pomargo, cognato dell'avvocato e assistente di Diego, che il padre era il socio occulto di Sattvica". 

Il tesoro disperso di Maradona

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"Nel programma televisivo "Intrusos" su America Tv sono stati indicati i presunti conti all'estero di Maradona: 1,6 milioni presso Bank Caribbean; 1,9 presso North National Bank di Abu Dhabi; 5 presso Paribas e 5 presso Hsbc. Poco più di 13 milioni, che sarebbero stati occultati da Morla. È la cifra di cui le figlie di Maradona chiedono la restituzione, ovviamente da suddividere con i tre fratelli. Sattvica continua a gestire una serie di contratti commerciali. Sul sito della società, che ha una sede in Argentina e un'altra in Spagna, sono presentati capi di abbigliamento, tequila, caramelle, giochi e palloni firmati da Maradona. In questi anni Morla ha chiarito che i suoi rapporti, «tutti i giorni», sono con le sorelle di Diego. Nel 2021, quando a Buenos Aires venne organizzato un corteo per chiedere giustizia dopo la morte di Maradona (ex moglie e figlie in testa), Morla subì una "condanna sociale", con cori e striscioni contro di lui, così come il neurochirurgo Luque, che è uno degli otto rinviati a giudizio per omicidio con dolo eventuale per la morte del Pibe".

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