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Calcioscommesse, Izzo rivela: “Simulai infortunio per evitare combine”

Armando Izzo e Piotr Zielinski (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Aula 216, tribunale di Napoli, Armando Izzo risponde alle domande del pm Maurizio De Marco, che lo ha indagato per presunti contatti con la camorra di Secondigliano e Scampia, in relazione all’ipotesi di combine nel corso della partita di...

Domenico D'Ausilio

Aula 216, tribunale di Napoli, Armando Izzo risponde alle domande del pm Maurizio De Marco, che lo ha indagato per presunti contatti con la camorra di Secondigliano e Scampia, in relazione all'ipotesi di combine nel corso della partita di campionato Modena-Avellino (squadra dove ha militato prima di passare al Genoa e al Torino e indossare anche la maglia della nazionale). Un processo che nasce dalle accuse rese da uno degli amici di infanzia di Izzo. Si chiama Antonio Accurso ed è un ex killer dei «girati», fratello di Umberto Accurso, che sta invece scontando l'ergastolo omicidio e camorra. I nomi della faida, di gomorra. Geografia criminale su cui è stato interrogato Izzo, in una vicenda di calcio scommesse e camorra. Lo riporta l'edizione odierna de Il Mattino.

Izzo: "Simulai un infortunio per evitare combine"

 (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Modena-Avellino, dunque, uno a zero per i padroni di casa. Come andò a finire? Serie B, era il 17 marzo 2014, quel giorno Izzo non toccò palla, nel senso che non scese proprio in campo: rimase in panchina, sollevando anche i malumori della tifoseria irpina. "Ho simulato un infortunio per non essere coinvolto in una combine". È una parziale ammissione da parte del difensore che sostiene di aver sempre mentito su questo punto per non subire intoppi sotto il profilo delle inchieste sportive, negando qualsiasi contributo illegale (sia da un punto di vista penale sia disciplinare).

Le sue parole in tribunale

"Ero a Secondigliano, a casa della mamma, ricevo una chiamata da Luca Pini, un collega calciatore che faceva anche il gioielliere, che doveva consegnarmi delle collane per moglie e figli, con lui c'era Salvatore Russo detto Geremia. Mi portano in un ristorante, dove trovo Millesi con i fratelli Accurso ma anche altre due persone che non ricordo bene. Loro mi dissero di accordarmi, ma a me quel raduno mi puzzava, vidi un'aria strana al punto tale che dopo una trentina di minuti presi un taxi e andai via. Mi limitai a dire devo stare tranquillo. Non sentii cose particolari, ma intuii che si trattava di qualcosa di strano, perché vedevo Millesi e gli Accurso. Giocai tutte le partite di andata (segnando due gol) prima di andare in B. Vennero da me (dice senza ricordare i nomi) mi dissero che volevano truccare le partite, io dissi solo che volevo fare carriera, negando il mio contributo".