La prova contro l'Albania lascia l'amaro in bocca per la mancata qualificazione dell'Italia ai Mondiali del Qatar. Ma siamo all'inizio di un nuovo ciclo, tra nascenti certezze e qualche incompiutezza su cui occorre lavorare
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Contro l’Albania, nasce la nuova Italia di Mancini: tra certezze e incompiutezze
Albania-Italia 1-3, e aumenta il rimpianto azzurro. Siamo all'anno zero: l'inizio di un nuovo ciclo tra luci ed ombre
Così Alessandro Barbano, Condirettore del Corriere dello Sport, sul nuovo ciclo dell'Italia di Roberto Mancini. Ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "L’Albania è uno sparring partner di rispetto, ordinato in tutti i reparti e aggressivo nel pressing, tanto da mostrare nella sua cartina di tornasole le prime certezze e le irrisolte incompiutezze dell’Italia. Iniziamo da queste ultime: al netto delle diverse soluzioni fin qui provate, il ct non dispone ancora di un ricambio della triade difensiva di centrali, che sia pari, per affidabilità, alla media storica della Nazionale. Bonucci e Bastoni, per motivi diversi, non sono l’argine invalicabile che l’Italia merita (...) Scalvini è un diciottenne di sicuro valore, ma tutto da costruire.A centrocampo e in attacco l’assortimento è certamente più ampio. L’asse Verratti-Tonali è la nuova dorsale del gioco azzurro, cui si affianca finalmente, con Di Lorenzo e Dimarco, una coppia di esterni all’altezza, che non si vedeva dai tempi dell’infortunio di Spinazzola agli Europei. Barella in panchina è un lusso che spiega la ricchezza del patrimonio azzurro. Quanto a Jorginho, c’è da giurare che, a marzo, farà ancora parte del gruppo. Davanti Mancini le ha provate tutte, e a furia di provare alcune conferme sono venute. La prima: Raspadori è il centravanti che più risponde alle aspettative del ct. È sempre in sintonia e in empatia con i compagni, gioca di sponda, apre spazi per l’inserimento da dietro, è al tempo stesso altruista e affamatodigol. Ieri non ha segnato, ma il raddoppio azzurro è praticamente suo. L’alternativa a Immobile non è più un’incognita. Grifo non è un fuoriclasse, ma un rincalzo di assoluta fiducia, capace di rispondere alla chiamata con la concretezza di un attaccante temprato dalla Bundesliga (...) Zaniolo si conferma invece nella sua incompiutezza".
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