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Inter e Juventus hanno strappato lo scudetto al Napoli: azzurri poco cinici

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Il giornalista ha analizzato nel suo editoriale la gara di ieri sera sottolineando come gli azzurri dopo solo 15 giornate hanno abdicato per il tricolore bis
Sara Ghezzi

La serata dell'Allianz Stadium lascia l'amaro in bocca al Napoli e la consapevolezza che quest'anno il tricolore tornerà più su, tra Milano e Torino. Una buona gara degli azzurri che hanno però perso quella cattiveria che non gli ha permesso di andare in vantaggio quando poteva. L'essere cinici che spesso lo scorso anno ha permesso agli uomini di Spalletti di dominare le partite. Quell'essere cinici come ieri lo è stata la Juventus. Lo sottolinea Antonio Giordano nel suo editoriale per Il Corriere dello Sport. A seguire un estratto dell'articolo.

Inter e Juventus hanno strappato lo scudetto al Napoli: basta un graffio di Gatti

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 "Lo scudetto eccolo là, sta sulla Torino (bianconera)-Milano (nerazzurra sicuramente; poi chissà): 15 partite sono state sufficienti per strapparlo al Napoli e portarglielo via, lasciandogli il piacere di gustarsi quel tempo ormai perduto e quella felicità che rimane nella memoria. La verità è scritta tra le pieghe d’una partita double-face. Un tempo del Napoli e l’altro di Madame, compostamente ritruccata da Allegri, capace di uscire dal limbo e di risistemarsi lassù, aspettando l’Inter. Un graffio di Gatti è sufficiente per darsi un tono e sbarazzarsi dagli equivoci, chi vorrà andarsene in giro a far festa dovrà fare i conti con una squadra che sa essere perfida, cinica, terribilmente spietata perché la Signora Omicidi è fatta così. 


La Juventus la vince dopo aver temuto di doverla perdere, in un primo tempo che un Napoli esemplare ha riempito di sé, di una personalità limpida, di un possesso palla (quasi) insospettabile, 67%. Ma quella partita, avvolta in un telo azzurro per 45', la Juventus l’ha ripresa, l’ha rielaborata, l’ha modulata e l’ha tenuta per sé, con freddezza e con una padronanza del campo e dei nervi che gli appartiene. Per un per bel po’, sino al tè, la scena è stata di Lobotka e di Osimhen, di Anguissa e (ahilui) di Kvaratskhelia, di quella autorevolezza che ha costretto Madame a starsene bassa, in attesa di trovare riferimenti visibili sino a quel momento esclusivamente in Chiesa e in Cambiaso, un pochino in Rabiot.  

In una notte insospettabile, che sa di nuovo e anche di antico, il Napoli ha messo le tende nella trequarti altrui, ha generato stress nella Juve. Ha dato un bacino all’esterno del palo di Szczesny con il tiraggiro di Politano (9') e dopo che la Signora ci ha provato ed è stata ricacciata via dal “muro” di Natan (19') su Vlahovic illuminato da Chiesa, ha imprecato contro le streghe che gli si sono accanite contro. In un campo spalancatosi perché Bremer è andato a fare l’attaccante (?) sulla costruzione dal basso di Meret, il Napoli avrebbe potuto spaccarla, e quando Osimhen ha lanciato l’isolato Kvara non ha mai temuto fosse solo un’illusione. E invece: Kvara davanti a Szczesny s'inventa la peggiore delle scelte, la manda tra la folla juventina e resta scioccato da un errore che lo condiziona. La Juventus non c’è, è pallida in Locatelli, tirata su dal dinamismo di McKennie e da Chiesa, sostanzialmente inespressiva, come se fosse congelata nella testa, non nelle gambe e nell’energia di un Cambiaso che è urticante e fa la voce grossa".  

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