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Rasmus Hojlund domenica sfiderà il suo maestro Gasperini alla ricerca del gol che manca
Il calcio è uno sport che regala momenti particolari ed emozionanti e domenica Rasmus Hojlund vivrà uno di questi momenti. Se sabato scorso ha sfidato il suo passato Atalanta, domenica affronterà il maestro Gasperini con un grande obiettivo come rivela l'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport. A seguire un estratto dell'articolo.
"Stavolta ci sono pure le ragioni del cuore: perché quando si entrerà nel tunnel, per avviarsi in campo, in quell’incrocio ci sarà del tenero e di figlio in padre, ci scapperà l’abbraccio sincero gonfiato da tante belle parole. Certe partite non restano confinate in quel rettangolo ma tracimano, s’impossessano del futuro però anche del passato, galleggiano nei ricordi e a Rasmus Hojlund ritrovare Gian Piero Gasperini scatena una sequenza di flash - li chiamerebbero highlights - dai quali lasciarsi cullare. La prima Italia, un prodigio per un maggiorenne appena divenuto tale, sa di un calcio fascinoso e assai gustoso, di notti dense di magie e di una decina di gol (nove in campionato, uno in Coppa Italia) che indirizzarono poi la rotta verso Manchester: sa dunque di Gasp, d’una squadra arrivata quinta, alle spalle di Napoli, Lazio, Inter e Milan e però davanti alla Roma e alla Juventus, ormai pronta per decollare verso l’Europa League che sarebbe arrivata a distanza di dodici mesi".
"Cinquantaquattro giorni oggi (e saranno cinquantasei domenica sera all’Olimpico) senza mai riuscire a far riemergere il vero Hojlund, lucido e cinico, elegante e sgargiante, quattro reti per presentarsi nelle sue prime sei partite, un graffio immediatamente a Firenze, una serie di giocate da mille e una notte, e poi il buio. Il lavoro nobilita l’uomo oppure lo sfianca e il tour de force a Hojlund è costato carissimo, l’ha fermato per tre partite (niente Psv, Torino e Inter), l’ha anestetizzato e forse ha inciso psicologicamente per un po’ e al resto deve aver pensato la scioccante sconfitta in Scozia, o magari no. Perché a Hojlund più che agli altri sta mancando De Bruyne, la capacità di verticalizzare a campo largo (come contro lo Sporting) del belga, quella fusione naturale tra due talenti a cui basta uno sguardo per suggerire il passaggio e un altro per trasformarlo in felicità".
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