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Grassani: “Ecco perché il Napoli stavolta manca nell’inchiesta plusvalenze”

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Le parole del legale al Corriere dello Sport

Domenico D'Ausilio

Mattia Grassani, noto legale di alcuni club di Serie A, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere dello Sport soffermandosi sull'inchiesta plusvalenze che vede coinvolta la Juve e, stavolta, non il Napoli.

Grassani sull'assenza del Napoli nell'inchiesta plusvalenze

Grassani
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In cosa consiste il ricorso? 

"Si tratta di un ricorso per revocazione, ossia dell’unico strumento che consente la riapertura di un procedimento su cui si è formato il giudicato".

E quali sono questi presupposti? 

"Circostanze straordinarie quali l’emersione della falsità di prove utilizzate nel giudizio, l’omissione di fatti decisivi ai fini della decisione sopravvenuti dopo il processo o che non potevano essere conosciuti, un errore di fatto commesso dal giudice. Nelle 106 pagine del ricorso, la Procura Federale ha riproposto stralci del materiale trasmessogli dalla procura di Torino, sostenendo che, ove gli elementi emersi dall’indagine penale fossero stati conosciuti agli organi di giustizia, il procedimento avrebbe avuto un esito diverso". 

 Quindi in sostanza è stato riproposto il contenuto dell’atto di deferimento originario? 

"Rispetto al procedimento originario, che si concluse con il proscioglimento di tutti i deferiti, mancano Napoli e Chievo, così come i loro dirigenti, perché le operazioni contestate ai due club non interessavano la Juventus. Dovranno tornare invece alla sbarra tutti i club e i dirigenti che hanno fatto affari con i bianconeri, e dunque Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Pescara, oltre al Novara che ha cessato l’attività. Per quanto riguarda il contenuto, nella sostanza le contestazioni sono le medesime: l’elemento di novità è che la procura federale - a fronte delle due decisioni precedenti, di proscioglimento di tutti gli incolpati sul presupposto dell’inesistenza di criteri oggettivi per la valutazione dei calciatori - ritiene di aver rinvenuto la cosiddetta “pistola fumante”, ovvero la prova che i valori attribuiti ai giocatori non fossero ancorati esclusivamente a valutazioni tecnico-sportive, ma assolvessero alla finalità di “aggiustare” i bilanci. La “pistola fumante” consiste, ovviamente, nelle intercettazioni - telefoniche e ambientali - captate dalla procura della Repubblica di Torino e trasferite all’organo inquirente federale, nonché in alcuni documenti rinvenuti in occasione degli accessi presso gli uffici del club bianconero".

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