Le amarezze giallorosse e il nuovo incrocio con Spalletti In giallorosso, ad esempio, era arrivato proprio in uno dei momenti nero, visto che a maggio si era consumata lo storico ko in finale di Coppa Italia contro la Lazio. Ebbene, Garcia non si scoraggia e la sua Roma parte con un filotto di 10 vittorie di fila che la porta in testa al campionato. In questa striscia capita anche il derby, che stavolta viene vinto 2-0. Quanto basta perché Rudi lucidi uno dei suoi motti diventati leggenda: “Abbiamo riportato la chiesa al centro del villaggio”. Ne viene fuori una stagione straordinaria, ma che vale “solo” il 2° posto, perché gli 85 punti finali si schiantano contro i 102 della titanica Juve. Si capisce subito che saranno i bianconeri la bestia nera, e se il concetto non fosse chiaro, a spiegarlo è la sconfitta per 3-2 rimediata a Torino, all’alba della seconda stagione in giallorosso. Le proteste sono furiose e il gesto del violino di Garcia nei confronti dell’arbitro Rocchi fa epoca. “Sono sempre contrario alle ingiustizie”, chiosa Rudi. La Roma finisce ancora una volta seconda, ma la forbice con i bianconeri sembra crescere. Il francese lo fa notare e la proprietà non gradisce. Morale: il terzo anno, che nasce nel segno dei sogni (l’ingaggio di Dzeko e Salah su tutti), per Garcia finisce già a gennaio, quando viene esonerato con la squadra al 5° posto. Il suo posto viene preso da Luciano Spalletti, che sette anni più tardi, virtualmente, gli restituisce il testimone. Chi dice che il destino non abbia senso dell’umorismo?
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