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Il ritorno di Garcia in Serie A dopo sette anni: debutto da sogno con i campioni

Garcia
Dopo sette anni il tecnico francese torna ad allenare una squadra italiana: il tecnico francese debutterà con i campioni d'Italia in carica quest'oggi allo Stirpe con il Frosinone
Edoardo Riccio
Edoardo Riccio Giornalista 

Il ritorno in Serie A alla guida dei campioni d'Italia. Non una mansione agevole, ma da vivere tutta d'un fiato, fino in fondo. Il ritorno in Serie A di Rudi Garcia alla guida del Napoli per riconfermarsi con la medesima rosa allenata da Spalletti, orfana "soltanto" dell'addio di Kim. Dopo sette anni, il francese torna ad allenare nel massimo campionato italiano, iniziando la sfida più difficile del secolo, come sottolineato dall'edizione odierna de Il Corriere dello Sport.

Garcia ritorna in Serie A, debutto con il Napoli campione: la nuova sfida del francese

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Di seguito le parole del noto quotidiano italiano: "Al centro del villaggio, c’è un uomo solo e però felice: sa che questa vita nuova spruzza allegria nell’anima e però, dopo averne viste tante, immagina pure che avrà addosso a sé, sempre, l’ombra d’un passato luminoso che abbaglia Napoli. Sono trascorsi (appena) 107 giorni dalla notte di Udine, lo spartiacque tra il vuoto e la gloria, il ponte tibetano sul quale lasciarsi andare, gonfi di felicità, e ora che sta per ricominciare, e chissà per quanto tempo ancora, tutto sa di quel 4 maggio, d’un entusiasmo travolgente. «A me piace che qui il calcio sia religione».


Il signor Rudi Garcia, nella sua prima vera, autentica giornata di passione, entra con educazione sul futuro, sistema un red carpet per i suoi campioni d’Italia e sapendo che gli toccherà convivere con quegli amabili fantasmi, lascia che nell’aria s’avverta esclusivamente qualcosa di loro, ben poco di sé, elevandoli a padroni del proprio destino. «Non penso che questa squadra sia piombata in una comfort zone, non certo nel biennio alle spalle, altrimenti non avrebbe vinto lo scudetto. E comunque per questo debutto c’è entusiasmo, tanto, ma anche la volontà di far bene, ovviamente».  

Frosinone è l’alba di un’esistenza fresca, un fascio di luce che acceca e scalda, la consapevolezza di doversi sistematicamente confrontare con il capolavoro riscritto da Luciano Spalletti e da quel Napoli che ha riempito di sé l’Italia, conquistandola, e sedotto anche l’Europa. «È la mia sfida e non vediamo l’ora di cominciare con la stessa voglia. La nostra filosofia non cambia, magari potremmo essere un po’ diversi, ma le ambizioni restano». E le tentazioni si sommano: ci sarà da difendere lo scudetto, (stra)vinto con cinque giornate di anticipo ma opzionato almeno da marzo; e poi verrà la Champions, la vetrina internazionale che funge anche da bancomat, mica solo da status symbol, perché non si può fingere d’ignorare il senso pratico di questo football.

«Ma un allenatore sa convivere con lo stress, ci siamo abituati un po’ tutti. Lo avvertivo anche a Lilla, quando vinsi campionato e coppe, dopo mezzo secolo circa, e poi scelsi anche di restare. E conosco questo campionato». L’ha lasciato sette anni fa, in una grigia giornata romana, e manco il tempo di rimettere piede in Italia che s’è già accorto d’essersi calato in un universo vagamente modificato: «Ora mi sembra che ci sia una mentalità più marcatamente offensiva, perché a quei tempi erano in parecchi a giocare con la difesa a tre o a cinque»".

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