Eintracht-Napoli è il monumento al coraggio degli azzurri: in campo undici leoni
Osimhen (Getty Images)
Azzurri indomiti ed indomabili
Emanuela Castelli
Il Napoli batte l'Eintracht di pazienza, di classe, di coraggio e continua il suo volo sull'Europa, riprendendolo da lì, dove l'aveva interrotto, quattro mesi fa. Quattro mesi che sono sembrati un'eternità, in mezzo una pausa mondiali senza senso e tanta, tanta voglia di Champions. Glasner l'aveva ammesso: "Ci pensiamo da quattro mesi". Spalletti ritrova la sua metafora natalizia, anche se siamo oramai agli sgoccioli di un inverno che ci ha scaldato l'anima. Il coraggio, dicevamo: perché è con quello che gli azzurri hanno preso campo e partita dopo un avvio complicato.
Troppo Napoli per l'Eintracht
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Ne scrive oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "Il carattere è prendere sulle spalle la paura ed alzarla al cielo. Si può fare con due mani, come ha fatto Osimhen, rizzando tra le sue il volto sfiduciato di Kvara dopo il rigore fallito, e si può fare con due piedi, tutti e due contemporaneamente, spingendo in porta la frecciata di Lozano dopo una corsa a perdifiato, perché c’è solo un posto dove il pallone deve finire, di piatto o di stinco, forse di polpaccio, e quel posto è la porta dell’Eintracht. Il nigeriano è tutto il coraggio del Napoli (...) L'ardore del centravanti racconta il sacrificio di Lobotka, che sfugge alla marcatura asfissiante della mediana tedesca arretrando di dieci metri, poi riprende il possesso del centrocampo e qui si fa, insieme, baluardo e motore, contrasta e dirige, frena e inventa tutto quello che il Napoli può inventare, per esempio lo scavalco con cui il regista slovacco libera Lozano per l’assist del vantaggio (...) C’è coraggio nella postura aracnofila di Anguissa, un vero ragno danzante, e non sai se nasconda il pallone tra le lunghe chele o sotto l’ombrello delle sue treccine nere, per poi sgusciare via in una fuga liberatoria. C’è coraggio in Kim, quando si protende con la sua corazza sull’avversario che porta palla, e la palla gliela porta via nove volte su dieci, rischiando di perderla, com’è accaduto ieri nell’occasione in cui è stato ammonito (...) C’è coraggio nel furetto messicano, che sbuca nell’uno contro uno come una lepre, ficcante quanto l’arma in più di Spalletti. C’è coraggio, da ultimo, nel geniale ragazzo georgiano, che corre in un ritmo mozartiano, dove la ripetitività dei gesti è un sortilegio della capacità di sorprendere. È il Napoli, ragazzi. Ma che Napoli! Chi l’aveva mai visto? Chi l’avrebbe mai detto? È il Napoli galattico, orgoglio del calcio italiano, rivincita di una frustrazione trentennale, che nei picchi della passione scatena in queste ore la tentazione di profanare il patrimonio più caro dei tifosi, la memoria, e dire che neanche il Napoli di Maradona era mai arrivato a questo".
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