La clamorosa condizione in cui versa la questione dei diritti civili in Ungheria ha scosso il mondo del calcio. Come risposta (come si vede in foto qui sotto ndr) il governo tedesco aveva tentato di colorare l'Allianz Arena di Monaco di Baviera d'arcobaleno, colori chiaramente riferiti alla lotta contro l'omofobia. L'UEFA (su richiesta ungherese?) ha subito reso impossibile la pratica, nonostante poco dopo abbia tinto il proprio logo degli stessi colori su Twitter. C'è chi ha parlato di "politica che deve restar fuori dal calcio", ma rispettare il prossimo non è un atto politico, è un atto civile. Chi scrive trova assurdo che l'orientamento sessuale debba essere politicizzato e non semplicemente ignorato. Ciò che rimane è che l'Ungheria ha davvero tanto da imparare fuori dal campo, e l'UE ha sentito la necessità di intervenire per cercare di modificare questo scempio.
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Omofobia, l’Italia ed altri 15 Paesi danno un segno di civiltà: “Non c’è posto per l’odio nell’UE”
Sedici capi di Stato e di Governo dell'Unione europea, tra cui il presidente del Consiglio, Mario Draghi, hanno scritto una lettera ai vertici dell'UE.
Anche l'Italia si impegna contro l'omofobia: Draghi sottoscrive una missiva con 14 leader europei
Questo un estratto del documento firmato dai 15 leader politici contro l'omofobia:
"Per odio intolleranza e discriminazione non c'è posto nella nostra Unione. Ecco perché oggi e ogni giorno stiamo dalla parte del rispetto delle diversità e dell'uguaglianza Lgbti affinché le future generazioni possano crescere in un'Europa basata sull'uguaglianza e il rispetto"
La lettera è stata firmata da Alexander De Croo (Belgio), Mette Frederiksen (Danimarca), Angela Merkel (Germania), Kaja Kallas (Estonia), Micheal Martin (Irlanda), Kyriakos Mitsotakis (Grecia), Pedro Sanchez (Spagna), Emmanuel Macron (Francia), Mario Draghi (Italia), Nicos Anastasiades (Cipro), Kriajanis Karins (Lettonia), Xavier Bettel (Lussemburgo), Robert Abela (Malta), Mark Rutte (Paesi Bassi), Sanna Marin (Finlandia) e Stefan Lofven (Svezia).
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