Dal "Pappo' caccia 'e sord" al patron amato e rispettato da tutti, la parabola ascendente di Aurelio De Laurentiis, che ha insegnato al calcio come si fa impresa. Ne parla oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione:


rassegna
De Laurentiis, ecco come il patron del Napoli ha stravolto il mondo del calcio (e conquistato i tifosi)
"“Vinci solo tu”. Per anni, per quasi vent’anni, non c’è stata partita del Napoli in cui le curve non lanciassero questo coro. Diretto ad Aurelio De Laurentiis. Il pappone. Il romano. Il titolare della bancarella del torrone (frase che riassume le critiche alle modalità di gestione aziendale). L’uomo accusato da buona parte del tifo di lucrare sugli interessi dei tifosi. Di tenere in ostaggio il Napoli e i loro sentimenti. Venerdì, tra due giorni, l’ex nemico dell’anima verace e populista della tifoseria potrebbe vincere il suo secondo scudetto in tre anni. Impresa mai riuscita a nessun club che non fosse Inter, Milan o Juventus. A meno di non risalire a prima degli anni Cinquanta.
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De Laurentiis è sbarcato sul pianeta calcio nel 2004. A stento sapeva come fosse fatto un campo da gioco. Vent’anni dopo, non ci sembra eccessivo affermare che in Italia soltanto Silvio Berlusconi ha avuto un impatto più dirompente di lui sul nostro football. Con una differenza sostanziale: il Cavaliere condusse la sua rivoluzione a suon di soldi, ne aveva più di tutti e sbaragliò la concorrenza con la ricchezza (oltre che con la competenza e la sapienza manageriale). Ma Berlusconi utilizzò il calcio anche per altri fini. Aveva un impero e con quello finanziò il giocattolo Milan.
De Laurentiis ha stravolto il sistema calcio italiano riuscendo laddove tutti avevano fallito: applicare i principi imprenditoriali al pallone. L’obiettivo principale era far girare l’azienda, farla chiudere in attivo. Prima l’equilibrio di bilancio. Poi, se avanza qualcosa, un colpo a effetto. Ma sempre con parsimonia. Oculatezza. Intelligenza, oseremmo dire. I libri contabili prima delle vittorie sul campo. Ha imposto la sua visione non solo agli altri presidenti. Ma al sistema calcio tutto. Per anni, i tifosi si sono accapigliati rivendicando il loro ruolo di sognatori, rifiutandosi sdegnosamente di mettersi a fare i conti della serva tra ammortamenti, plusvalenze e commissioni. “Siamo tifosi o commercialisti?” protestavano. Ora sono diventati tutti tifosi commercialisti. Esultano per un acquisto prospettico o per una cessione particolarmente generosa. È la grande vittoria culturale di Aurelio De Laurentiis. Ha portato tutti a parlare la sua lingua. La lingua dell’economia d’impresa. Della gestione aziendale".
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