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Kevin De Bruyne è un fuoriclasse assoluto, che ha scelto il Napoli per la sua seconda parte di carriera e rimettersi in gioco dopo gli anni gloriosi al Manchester City. Un campione che con i piedi sa illuminare come pochi e che a tratti riporta all'eco delle magie di Maradona, con le dovute distanze, come sottolinea l'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport. A seguire un estratto dell'articolo.
"Man mano che aumentano il numero di partite giocate nella sua seconda vita, quella del campione che si rimette in gioco, cresce anche il tasso di protagonismo. E passaggi o rigori, aperture o punizioni: Kevin De Bruyne si allaccia al Napoli e alla città, nodi sentimentali con le aspirazioni che aumentano e i desideri che bussano. Col Belgio che rischia di essere la seconda Argentina, con Romelu Lukaku e il mai passato Dries Mertens come nume del ricordo. De Bruyne, piano piano, si sta rivelando il calciatore guida che era mancato, perché il Napoli ha avuto dei protagonisti — Osimhen e Kvaratskhelia —, dei trascinatori – Lukaku e Scott McTominay – ma ora ha un cervello che ingloba anche il cervelletto Stanislav Lobotka, che si aggiunge ai cuori che corrono sulla fascia, anche per lui: a cominciare dal centrocampista scozzese. Il gioco di contrappeso con McTominay dice proprio della possibilità in campo e nell’immaginario di avere un trascinatore e una guida, un protagonista e un regista, ed è questo il nuovo corso napoletano, è questo il nodo gordiano che diventa contiano. Nell’equilibrio dell’andare e coprire tra il belga e lo scozzese c’è il futuro del Napoli e la possibilità di tornare a vincere in campionato e di avanzare nella Champions League".
"La sua ricchezza tecnica gli permette di venire fuori con scioltezza — come si è visto in Champions League — lasciando poi la porta e il gol a Rasmus Hojlund. È elegante e anche perfido quando incede nella sua eleganza, ovviamente poi qualcosa ha perso dovendo dribblare anche il tempo che lo marca a uomo. Ma gli resta, intatta, la capacità di scegliere il destino del pallone, e questo è un privilegio per pochi, per dire in Serie A hanno questa caratteristica Luka Modric, Nicolò Barella e Nicolas Paz. È evidente che la rotta di Kevin De Bruyne stia nella geometria che apre spazi nuovi senza perdere l’estetica del gesto che la guida, con una semplicità assoluta. La sua naturalezza, per quanto giri a una velocità inferiore rispetto a quando serviva la corte di Pep Guardiola, non ha smesso di innamorare, per questo i napoletani si sono fatti «mendicanti di bellezza» come diceva Eduardo Galeano, fino a pretendere la giocata che, poi, puntuale arriva. L’attimo di luce in campo che evoca ricordi maradoniani, per quanto lontanissimi e irripetibili: quando lo straordinario era routine. Con De Bruyne si assiste al prodigio quotidiano ed è tanto".
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