Eppure quattro mesi fa c’era un altro clima: baci, abbracci e discussioni sì, ma su dove e come festeggiare lo scudetto. Tutto un erotismo pallonaro con conseguente frenesia di gioco e ricerca del gol, una supremazia del campo assoluta. Invece è svanita, e sembra impossibile: perché si può perdere la fede non dimenticare la liturgia. Ma è tutto cambiato: i compiti in campo, le distanze tra i reparti, la gestione della palla (...)
Se Garcia dice che «quando non si può vincere si deve cercare di non perdere» dove prima, non il secolo scorso, ma quattro mesi fa e con gli stessi calciatori, c’erano divertimento e vittorie, gol e giocate che si tatuavano negli occhi di chi le guardava, esiste un problema. E se i due calciatori che più si divertivano, Kvara e Osimhen, hanno contestato platealmente l’allenatore, perché non si riconoscono più, esiste un grande problema. Ora non si divertono loro, non segnano, e non si diverte chi guarda. Prima, il Napoli non dava mai l’impressione di poter perdere – poi accadeva per fortuna del calcio – o di non divertirsi mentre stupiva. Ora è tutto un dramma e se Lazar Samardžić tira e segna, fa più di danni di Oppenheimer".
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