Sulla differenza tra Spalletti e Conte
—"Signori, noi abbiamo qua Antonio Conte, che quando va a giocare allo stadium fa il giro del campo e si prende gli applausi dei gobbi, che da due anni schiumano a vederci vincere. È il calcio senza passione, ognuno compra i professionisti dell’altro. Ci ha diretto per anni uno che è andato a Torino e ha baciato la terra quando è arrivato dicendo che non amava altro che voi. Poi non gli è andata bene e noi, incivili, abbiamo assai goduto. Antonio Conte ce lo ha detto subito: sono gobbo, giudicatemi da ciò che saprò fare oppure fottetevi. Apprezzabile. A te non possiamo garantire altrettanti applausi. Perché tu ti sei fatto juventino, perfino più di Sarri. Hai quasi detto che vincere è l’unica cosa che conta. Ti sei limitato al braccio: quando ti hanno fatto le analisi del sangue — arriva l’allenatore e gli fanno le analisi? Ma veramente fate? — hai detto che il prelievo dovevano prenderlo dall’altro braccio: ti faceva male il braccio del tatuaggio?".
Su cosa conta realmente oggi
—"Hai dato tanti bacini al nuovo padrone. E lo stadio che è un guscio di innovazione e la società che ha un’organizzazione perfetta, e c’è brutta gente che scrive e che ha travisato le tue parole su Napoli, tu parlavi solo dell’anno post scudetto — Luciano, lo sai meglio di noi, la verità non esiste più, contano solo i social e la loro falsificazione seriale. È il pianeta Papalla del calcio e dei social, dove «ogni dramma è un falso» (l’altro Lucio cantava così) e ogni tremenda vendetta si esaurisce in un rutto postprandiale".
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