Il tecnico è entrato nella testa dei propri giocatori
Antonio Conte è considerato a tutti gli effetti uno dei migliori allenatori al mondo perché con la sua fame di vittorie è riuscito a compiere imprese anche dove sembrava difficile come lo scudetto dello scorso anno vinto con il Napoli. Il tecnico è arrivato in azzurro dopo una stagione fallimentare e in un solo anno ha reso i suoi giocatori a sua immagine e somiglianza, affamati, grantici. Come sottolinea l'edizione odierna de Il Mattino questo aspetto è dimotrato da un dato dei campioni d'Italia. A seguire un estratto dell'articolo.
La fame di Conte trasmessa agli azzurri: un dato del suo Napoli lo dimostra
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"La zona Conte. Ovvero la zona dei gol last-minute. Voleva fin dal suo primo giorno in azzurro un Napoli azzannatore, specializzato nell'ultimo boccone, il più succulento, il più nutriente. Otto gol segnati dopo il 30' della ripresa: lo scudetto numero 4 è arrivato così, la rincorsa verso quello numero 5 riprende dalla stessa fame. Conte ha portato in questa squadra (e in questo club) la ferocia di un affamato a vita. Una gara, quella con il Cagliari, che si è decisa quando in tanti se lo aspettavano, ovvero nel recupero, come tante volte avviene con gli azzurri: l'ultimo assalto dei più bravi che alla fine trovano un varco nella difesa a oltranza dei più deboli. Ed è giusto così. E lo si capisce anche dalle parole di Antonio: «Mi aspettavo che il Cagliari giocasse in difesa, ma non così in difesa...». D'altronde, Conte è sicuro che dietro qualsiasi successo c'è un lavoro enorme e una grande sofferenza. E ogni vittoria dà ai ragazzi senso di responsabilità e sicurezza. Anche quando arriva così, al 95'. Conte accarezza tra le mani il primo dato che gli ha fornito il fratello Gianluca: 68 palle giocate in zona area contro le 15 del Cagliari, un numero da record per la Serie A. Tradotto: avremo anche vinto all'ultimo assalto, ma in ogni caso eravamo lì, nell'area dei sardi, anche all'ultimo secondo. E che meraviglia quegli abbracci in campo alla fine tra gli atleti, stremati dopo aver speso tutto, eppure sereni e sorridenti. Ma questo significa avere tenacia, non mollare e non demoralizzarsi. Conte ha portato dentro di sé questa fame. Pretendeva che i suoi l'avessero".