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Lo scontro tra Conte e Marotta
Antonio Conte e Giuseppe Marotta hanno ancora una volta dato vita ad uno scontro senza esclusioni di colpi. Due vincenti che si sono amati e odiati e che ancora sono uno contro l'altro mostrando il loro essere comunicatori d'eccellenza come sottolinea l'edizione odierna de Il Corriere dello Sport. A seguire un estratto dell'articolo.
"Evviva Antonio Conte e Beppe Marotta. Evviva una rivalità finalmente astiosa, sopra le righe, che non segue i codici imperanti del buonismo.[...] Conte e Marotta sanno comunicare piuttosto bene, ciascuno col suo stile. E sanno anche che lo sport si nutre di rivalità, i dualismi piacciono. Altrimenti Moser e Saronni non farebbero notizia ancora oggi. Ai nuovi duellanti del calcio italiano viene naturale battagliare. Conte e Marotta non si sopportano e non fanno nulla per nasconderlo. Il presidente dell’Inter ambisce a essere un po’ più raffinato, studia e applica da anni la comunicazione delle spigolature. Ha il piglio ecumenico. Va in tv dopo Napoli-Inter e vuole far credere che non si espone perché gli rode da bestia aver perso ancora contro Conte. No, ufficialmente va in tv a lamentarsi del rigore «per il bene del calcio italiano». Non sia mai che qualcuno lo accusi di essere semplicemente di parte, come tutti. Di voler condizionare il dibattito (come poi ha fatto, perché è bravo, molto bravo). Vuole far credere di pensare al bene collettivo il dottor Marotta fresco di laurea honoris causa. Infiocchetta la polemica, la confeziona come le caramelle Sperlari di una volta. Ma sempre e solo con l’obiettivo di condizionare il rivale".
"Conte, invece, è più diretto. È il Carlos Monzon della comunicazione. Va dritto al corpo. Colpisce una volta, due, tre, finché l’altro non si piega dal dolore. E se n’è tolte di pietre dopo Napoli-Inter. Difficile, se non impossibile, stabilire se abbia goduto di più per il 3-1, per aver fatto saltare i nervi in campo a Lautaro e compagni (Chivu lo ha candidamente ammesso nel post partita) o per essersi sfogato davanti ai microfoni. «Il dirigente che fa l’escalation», così Conte ha definito Marotta. Senza dimenticare le frasi sull’Inter che in questi anni avrebbe dovuto vincere di più. O, ancora, sui propri meriti in nerazzurro, sull’aver portato al successo calciatori che non avevano mai vinto niente in vita loro (e il riferimento a Lautaro non era affatto casuale). Lo scorso anno, la lunga volata fu aperta dalle sue parole dopo il rigore - concesso sempre da Mariani – nello scontro diretto di Milano. Conte parlò di retropensieri. Fu il segnale che pensava allo scudetto.
I due si sono conoscono alla perfezione. Dai tempi della Juventus. Perciò Marotta lo volle all’Inter. Sacrificò Spalletti per lui. Lo fece perché sapeva che con Conte si raggiunge l’obiettivo. Sempre. Con Conte si vince (se n’è accorto anche lo scorso anno). E con Conte si impara giocoforza a essere concavi. Quante dovette sopportarne Marotta in quel biennio interista, al confronto per De Laurentiis è una passeggiata di salute. A qualcuno non sembrerà ma l’Antonio si è ammorbidito col passare degli anni. O forse ha solo imparato a dosare meglio le proprie cartucce. Chissà chi glielo avrà insegnato".
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