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Caso Suarez, l’ex rettrice: “Non sapevo chi fosse, tra i miei colleghi juventini c’era un clima da stadio”

Domenico D'Ausilio

Giuliana Grego Bolli, ex rettrice dell’Università per stranieri di Perugia, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Repubblica, soffermandosi sul caso Suarez. La donna è indagata per falso e rivelazione di segreto d’ufficio a causa...

Giuliana Grego Bolli, ex rettrice dell’Università per stranieri di Perugia, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Repubblica, soffermandosi sul caso Suarez. La donna è indagata per falso e rivelazione di segreto d’ufficio a causa dell’esame farsa sostenuto dal calciatore uruguaiano, obiettivo di mercato della Juventus, per ottenere la cittadinanza italiana.

Caso Suarez, parla l'ex rettrice dell'Università di Perugia

Sapeva chi era Suarez?

"No. Quando mi hanno chiamato per dirmi che la Juventus stava cercando di fargli fare l’esame di italiano, mi hanno dovuto spiegare chi fosse. Nella mia famiglia sono tutti juventini, io non guardo le partite".

La sua prima reazione?

"Ho pensato che fosse un buona opportunità per rilanciare la visibilità del mio Ateneo".

È stata mai contattata dai manager bianconeri?

"No, mai. Ci parlava il direttore generale Simone Olivieri, a cui ho affidato l’organizzazione". 

I finanzieri hanno scoperto che la professoressa Stefania Spina aveva consegnato a Suarez il pdf con l’intero testo dell’esame. È normale anche questo?

"Non ho avuto alcun ruolo nella preparazione né dell’esame, né del certificato di prova superata".

È davvero convinta che l’esame livello B1 sia stato regolare?

"Il B1 richiede una capacità di farsi capire a livello medio-basso. Essendo ispanofono, Suarez era facilitato. Durante la pandemia l’esame di B1 si tiene solo in forma orale e dura circa 12 minuti. A queste condizioni risulta più accessibile. Avendo studiato, Suarez poteva superare un B1. Però io non l’ho mai sentito parlare".

Sempre Spina, al telefono: "Suarez parla all’infinito" e "non coniuga i verbi". Scherzi anche questi?

"Non potevo sentire cosa si dicevano al telefono i miei collaboratori. Di sicuro c’è stata una sovrabbondanza di chiacchiere, un’euforia dovuta in parte alla legittima voglia di promuovere l’Ateneo e in parte alla fede calcistica. Spina e Olivieri sono juventini. C’era un clima da stadio".

La Juventus vi aveva promesso qualcosa?

"Olivieri mi parlò della possibilità di stipulare una convenzione per i giocatori della primavera. L’ho ritenuta una buona opportunità, ma non l’ho mai presa sul serio".