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rassegna

Caso D’Onofrio, l’AIA perde la procura. Ora tocca alla FIGC

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La decisione della commissione

Emanuela Castelli

Il caso D'Onofrio ha gettato pesantissime ombre sull'AIA. Ieri l'Associazione Italiana Arbitri ha pagato il conto delle proprie decisioni

Caso D'Onofrio, bufera sull'AIA: abolita la procura, ora la decisione spetta alla Federazione Italiano Giuoco Calcio. Le decisioni della commissione

allenatori uefa gravina
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Non sapevano, si difendono così. Ma non basta, è evidente non possa bastare. Il caso D'Onofrio ha gettato nello scandalo l'Associazione Italiana Arbitri, allungando ombre pesantissime sulla gestione della stessa e sulle decisioni dei suoi vertici. Come è possibile non sapessero? Come è possibile che abbiano proseguito con caparbietà elle proprie decisioni? La domanda resta ad oggi senza risposta. Trentalange un mese e mezzo fa tuonò: "Noi non siamo la mafia!", eppure oggi - come riportato dal Corriere dello Sport - l'antimafia sta indagando sull'uomo che, nell'AIA, avrebbe dovuto far rispettare le regole. Uno scherzo del destino, la beffa ironica che non fa ridere nessuno. Ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926del pezzo di Giorgio Marota pubblicato oggi sul quotidiano sportivo nazionale: "E così ieri l'AIA ha perso i suoi organi di giustizia: la procura arbitrale, la commissione disciplina nazionale e la commissione disciplina d'appello confluiranno nella giustizia della Federcalcio a partire dal 1 gennaio. Entro il 15 dicembre vanno adeguati i principi informatori, pena la discesa in campo di un commissario ad acta (il vice segretario generale Figc, Di Sebastiano). Gravina ha parlato di decisione condivisa «con il presidente del Coni Malagò e col ministro Abodi» e nel consiglio di ieri, convocato d'urgenza, la proposta è passata all'unanimità; anche se la Serie A fa sapere di aver detto "sì" solamente per dare un segnale di unità, ritenendo che si sia persa un'occasione per ripensare il sistema arbitrale (senza però illustrare proposte in merito).  Travolto dallo scandalo, il n.1 dei fischietti Trentalange ha votato a favore con la consapevolezza di perdere parte dell'autonomia tanto rivendicata dalla sua categoria. Due giorni fa alcuni componenti del consiglio nazionale avevano anche pensato di dimettersi. Il presidente ha lasciato Via Allegri per ultimo, aspettando l'inizio della conferenza stampa di Gravina per sfuggire all'assalto dei cronisti; è stata quasi una fuga la sua. «Siamo sotto shock. Ora capiremo e valuteremo. Ma credetemi, non sapevo nulla» ci ha raccontato, quasi in lacrime. Esclusa al momento l'ipotesi commissariamento. «Trentalange è stato democraticamente eletto - ha spiegato Gravina - oggi non ci sono elementi per individuare un provvedimento così violento. Se domani dovessero emergere responsabilità diverse da quelle individuali di D’Onofrio, penso che lui sia il primo a fare un passo indietro. Avvisaglie? Noi D'Onofrio l'avevamo deferito e il deferimento è un atto devastante...». Il presidente federale ha comunque chiesto che a pagare non siano i fischietti italiani: «Loro non c'entrano nulla e hanno già dimostrato serietà. Questa storia ha saccheggiato il calcio, stiamo soffrendo»".