Restiamo a “quelle due”, Napoli e Roma, le sue squadre da ragazzo."Il Napoli è forte di suo, ha un progetto che va avanti da quindici o forse vent’anni, ha aggiunto classe esagerata con De Bruyne. E poi ne ha altri, ovviamente: in partite sporche emerge sempre un Anguissa che la sistema o un Hojlund che la decide. Stiamo parlando di calciatori che spostano gli equilibri, e non è un dettaglio: rendono lievi anche le sofferenze a cui sei costretto. A Gasperini, per ora, mancano i gol degli attaccanti: però aspettate, perché con lui non c’è stato centravanti, seconda punta o centrocampista che non abbia sbalordito".
Ci sono due monumenti che l’hanno colpita."Sono stordito da Modric e da De Bruyne, che rappresentano il calcio. Uomini con un’intelligenza superiore, che ti incantano anche mostrando solo l’idea che vorrebbero realizzare. La risolvono da soli, in certi momenti delicati. E poi posso aggiungerne anche un terzo: Rabiot è centrocampista acuto, fisico, tecnico. Un leader".
È un campionato equilibrato, comunque."In cui la differenza la possono fare gli allenatori. Il Milan è stato reso squadra vera da Allegri, che conosce i meccanismi tattici e psicologici su cui incidere. Il Napoli continua con Conte il suo gigantesco percorso e può fare il bis, se riesce a far combinare assieme la Champions con la lotta scudetto. E Gasperini magari non riuscirà a restare lassù perché un po’ di tempo gli andrà concesso, ma creerà i presupposti affinché accada poi".
Chi ha il centravanti spacca-partite è il Napoli."Gran bel giocatore, che sente la porta e la vede, la attacca cercando la profondità o aggredendola, sa stare tra le linee. Stranisce la sua esperienza in Inghilterra, con il Manchester United, in cui ha reso meno di quanto la sua quotazione di mercato lasciava attendere. Però è capitato in un periodo in cui il Manchester United ha incontrato problemi che hanno potuto frenarlo. È chiaro che il centravanti danese non può ancora essere decisivo come lo è De Bruyne, però in questo caso stiamo parlando di un giocatore di un altro livello, di uno di quei geni — lui e Modric — dinanzi ai quali ti togli il cappello. Io Kevin me lo ricordo quando aveva 18 anni e giocava nel Genk, ce l’ho ancora davanti agli occhi: ti colpiva all’epoca per la naturalezza delle sue giocate e per la capacità di saper guidare i compagni nonostante la giovanissima età. Lui è nato campione, la sua carriera lo ha dimostrato ampiamente. E adesso, chiaramente, è ancora più bello da vedere. Anzi, bellissimo".
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