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Bagni: “Napoli prigioniero del passato: ecco qual è il fattore preoccupante”

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L'ex calciatore si è anche soffermato sulla vicenda Osimhen
Francesco Giovinazzo

Salvatore Bagni, ex calciatore del Napoli, ha rilasciato un'intervista ai microfoni de Il Mattino:

Bagni, si aspettava un esordio del genere?

«Assolutamente no. Io avevo detto che avremmo vinto cinque a zero. Con un allenatore come Conte, con la carica che trasmette, il carisma dell'uomo vincente: gli ingredienti c'erano tutti per battere bandiera corsara a Verona».

E invece...

«E invece siamo stati costretti a vedere una squadra così dimessa che mi ha ricordato quella dell'anno l'anno scorso. Ma con un allenatore diverso per carisma e carattere e fame di vittorie. Alla fine forse le colpe non erano degli allenatori l'anno scorso».


Conte aveva lanciato l'allarme alla vigilia, parlando di una ripartenza dalle fondamenta.

«Se n'era accorto e lo ha detto. Ha capito che la squadra era così e non come quella dello scudetto».

Ormai di due anni or sono...

«Ho una teoria su questo aspetto: quella squadra ha fatto benissimo quando è partita bene in campionato. Con Spalletti è partita forte ed è andata sulla cresta dell'onda dell'entusiasmo. L'anno scorso invece, alle prime difficoltà, non ha avuto reazione. Ed è questo che mi preoccupa maggiormente: non c'è reazione».

La stessa denuncia che ha fatto il tecnico dopo la disfatta del Betengodi.

«Ha fatto bene a dirlo. Le squadre di Conte hanno sempre reagito quelle poche volte in cui sono andate in difficoltà. Non puoi vedere una squadra così arrendevole dopo avere incassato un gol. La partita contro l'Hellas è finita dopo l'uno a zero».

La squadra è ancora prigioniera del passato?

«Secondo me qualche scoria è rimasta. E poi non avere l'uomo determinante sotto porta ti penalizza tanto. Il Napoli non può calciare in porta solo con i centrocampisti... La squadra così si sente menomata».

E siamo alla questione più spinosa: quanto pesa la vicenda Osimhen?

«Tantissimo. Molte volte Osi, anche soltanto con una giocata, ti ha portato in vantaggio permettendoti poi di giocare in maniera diversa».

Ma è giusto tenerlo in disparte o era meglio impiegarlo?

«La vicenda doveva essere gestita meglio tre-quattro mesi fa: l'attaccante doveva essere ceduto prima, magari anche "perdendoci" qualcosa rispetto alle aspettative - che probabilmente si perderà comunque - ma dopo tre mesi non è possibile non avere ancora il centravanti che ti fa la differenza».

Lukaku è il suo degno sostituto?

«È l'uomo che vuole Conte. È l'unico e il solo obiettivo che chiede il tecnico per il suo gioco».

Cosa manca per tornare ad essere competitivi?

«In questo momento il Napoli è incompleto. Marin non è pronto altrimenti avrebbe giocato a Verona. A centrocampo mancano le alternative a Lobotka ed Anguissa. Gilmour è un buon giocatore ma non può giocare in un centrocampo a due che è quello che si è visto al Bentegodi. A mio parere servono incursori che sappiano anche segnare. Poi davanti hai preso Neres, ci sono Kvara, Politano e anche Ngonge che probabilmente sarai costretto a cedere ancora in prestito».

A conti fatti quale deve essere l'obiettivo quest'anno?

«C'è un solo traguardo: la Champions. Non voglio neppure immaginare due anni senza Champions dopo quello che hai speso, non sapendo quello che incasserai».

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