Sul protocollo: "A rendere meno chiaro e fruibile lo sport più seguito dagli italiani è senza dubbio il protocollo che viene corretto con la stessa frequenza con cui si cambiano le mutande. Questa pratica ha reso complicata la comprensione dell’operato degli arbitri. Continua peraltro a prevalere la discrezionalità del giudizio e quindi la soggettività. Pensavamo che il VAR avrebbe reso più oggettiva la valutazione degli episodi. Invece ci ritroviamo con situazioni in cui, di fronte allo stesso intervento, un direttore di gara decide in un modo e il suo collega in un altro, per non parlare dei varisti".
Su OpenVAR: "L’esperimento portato avanti dal designatore Gianluca Rocchi ci sta mostrando qualcosa di surreale. Ho registrato - è solo un esempio - le varie spiegazioni dei tecnici presenti nelle principali trasmissioni sportive, gli ex arbitri Graziano Cesari e Mauro Bergonzi, e per entrambi il tocco di mano di Bani in Genoa-Juve era da punire col rigore. Lunedì sera, Rocchi ci ha invece spiegato che non lo era e che era stato “da protocollo” il mancato intervento del VAR poiché «non si trattava di chiaro ed evidente errore»".
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