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I petroldollari dell’Arabia Saudita comprano il calcio. Tra deserto e modernità

arabia saudita
Le mille contraddizioni di un Paese sospeso tra tradizione e modernità

Emanuela Castelli

Il mondo del calcio che conta si sta spostando verso l'Arabia Saudita. Ricca, ricchissima, controversa terra di deserto e petrolio, sospesa tra una modernità strutturale che fa a pugni con un diritto non in linea con i paesi civili dell'Occidente, l'Arabia compra il calcio. Con i petroldollari, certamente.

L'Arabia Saudita conquista il calcio a suon di dollari

I petroldollari dell’Arabia Saudita comprano il calcio. Tra deserto e modernità- immagine 2
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Ne parla oggi il Corriere dello Sport, in una approfondita analisi a firma Pasquale Di Santillo. Ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "Il deserto è ovunque. Lo senti subito, lo respiri appena esci dal King Khalid International Airport di Riyad. La capitale di questo mondo sospeso, tra passato e futuro, tra tradizione e modernità, mentre costruisce il presente, che è l’Arabia Saudita. Un presente che oggi sa anche di grande calcio, con le Supercoppe di Spagna e Italia, la prima conclusa domenica, la seconda in programma come finale secca tra Milan e Inter domani. E con quei manifesti digitali che ricordano l’arrivo di Cristiano Ronaldo, un metro sì e l’altro pure, in attesa del duello - ipotetico - con il gemello diverso, Leo Messi, anche lui attratto dalle montagne di denari che da queste parti possono permettersi di offrire. Il binomio perfetto per lanciare la candidatura saudita ad organizzare, nel 2030, un altro mondiale da spostare in inverno (...) Ma il paradosso balza agli occhi: è tutto concentrato sulla via principale. Su quelle laterali domina la “desertificazione” in tutti i sensi. Un panorama inquietante intorno a noi. E anche quello che sfioriamo al passaggio non scherza. Una sequela interminabile di fast food all’americana, di tutti i tipi, generi e livelli (...) Moltiplicazione all’ennesima potenza dell’odiata... americanità trasferita sul suolo e nella cultura che gli americani li ha sempre e solo considerati infedeli. Anche se i sauditi sono tra i migliori alleati dell’universo a stelle e strisce (...) Riyad è sede dell’università femminile più grande del mondo, ma provate ad avvicinarvi, se ci riuscite. Un po’ come ci è capitato in uno dei tanti centri fitness “only lady” disseminati nella capitale: non ti fanno nemmeno avvicinare (...) Per cambiare c’è ancora bisogno di tempo, tanto tempo. E se per strada qualche donna più emancipata si veste all’occidentale, la massa ti accoglie, sin dall’aeroporto, con il burqa nero dove spuntano solamente gli occhi. E se leggete che a Riyad vogliono giustiziare un professore che usa i social, Twitter e Facebook, dopo aver eseguito solo nel 2022 ben 82 pene capitali, non c’è da meravigliarsi. Proprio un altro mondo (...) Un’instantanea oculare che ci riporta alla realtà, quella vera. Ecco, la sensazione è che nemmeno le montagne di dollari, i Mondiali di calcio, i Ronaldo, i Messi potranno colmare velocemente il baratro che c’è tra la volontà del re di cambiare e trasformare in senso moderno la società saudita e la realtà di una tradizione ancora inevitabilmente e profondamente legata ai suoi due pilastri. Il petrolio, madre e padre di tutte le ricchezze, ma per l’élite. Con la massa ancora connessa con la terra, pardon, con la sabbia con cui convive in maniera carnale.

La lunga marcia nel deserto è appena cominciata".