Per Allegri un’abitudine diventata dipendenza da ira manifesta, una ipotetica ironia che ha perso la brillantezza: è rimasta solo ingiuria. Non è il momento in cui perde le staffe, è la decisione, a freddo, di non usarle proprio.
È un limite eletto a sistema. All’inizio è stato archiviato come schiettezza livornese, solo che la cittadinanza dello sbrocco ha aggiunto un lasciapassare posticcio. Ovviamente non c'è traccia di umorismo nel dare dei falliti ai poliziotti che cercano di multarti perché sei senza patente ed è solo cattivo gusto citare le Brigate Rosse. Allegri non si consegna al proprio lato oscuro solo in campo, gli succede di continuo: parole che slittano, pensieri che inciampano e il rischio di aggravare la situazione nel tentativo di tornare a un codice del pallone superato dai tempi. «Sono cose di campo», invece non restano lì e se ormai ci sono una quarantina di microfoni lungo il perimetro del calcio è difficile far finta di non sentire e di sicuro, nel mazzo del vilipendio, ci sarà chi merita l’affronto, ma se è costante diventa inutile andare a ricercare la genealogia dei rapporti dentro il melodramma. Allegri non graffia, litiga con se stesso, con il profilo elettrico di Acciuga che dovrebbe ricordarsi di essere un po’ vecchio anche lui. Almeno per queste cose".
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