Che Gattuso vedremo?
"La figura da calciatore è difficile da cancellare. Tutti pensano a un Gattuso tutto cuore e grinta, ma oggi un Gattuso nella mia squadra non lo metterei per come voglio giocare. Questa è la verità. Bisogna analizzare bene: con cuore e grinta non si sta undici-dodici anni ad allenare. Mi piace aggiornarmi, parlare di calcio. Negli ultimi anni il calcio è cambiato, ogni calciatore ha una testa e non tutti sono uguali. Oggi i calciatori sono più professionisti, ma fanno un po' più fatica a fare gruppo".
Puoi spiegarci questa squadra di collaboratori e dei tuoi risultati?
"Ho Bonucci nel mio staff e poi altri cinque componenti che lavorano da anni con me. Prandelli, Zambrotta e Perrotta ci daranno una mano insieme a Viscidi. Io col Napoliho perso una Champions con 77 punti, col Milan non ci sono andato per un punto. Con l'Hajduk dopo 19 anni ci siamo giocati il campionato con una squadra imbottita di giovani. Dipende poi come vengono scritte le cose: poi solo una squadra vince il campionato, solo una vince. Poi però bisogna vedere il lavoro e come ha lavorato, se ha fatto crescere i giovani e la squadra".
Come cambia il tuo lavoro da CT?
"La quotidianità sarà diversa. Spero di non stressare i colleghi della Serie A e chi lavora all'estero, l'obiettivo è vedere un paio di giorni di allenamento, parlare coi giocatori e vedere le partite. Sarà questa la vita, treni, aerei, vedere i giocatori e fare le scelte migliori..."
Cosa hai preso da Lippi? Cosa ti ha detto a telefono?
"Cosa ha detto non posso dirlo.. Mi ha detto sei CT, capite dove voglio arrivare... (ca*** tuoi, ndr). Io spero di fare ciò che ha fatto Marcello: non dico alzare la Coppa al cielo, ma creare quell'alchimia nello spogliatoio. Spero di ricreare quel senso di appartenenza, voglio vedere giocatori che arrivano a Coverciano col sorriso, che stanno bene. Devo riuscire a interagire coi giocatori in maniera corretta, i tempi sono cambiati e bisogna essere bravi a entrare nella loro testa, nel modo giusto. Non pensare che loro devono cambiare, siamo noi a dovergli andare incontro".
Da che impostazione tattica si riparte? C'è l'esigenza di ritrovare giocatori estrosi in attacco?
"Il nostro campionato dice che il 40% delle squadre giocano con la difesa a tre... Ma non è una questione di moduli: dobbiamo mettere i giocatori al posto giusto, come differenza reti noi siamo a -1 e la Norvegia a +11. Dobbiamo mettere in campo una squadra a cui piace stare nella metà campo avversaria, poi i moduli trovano il tempo che trovano. La cosa più importante è come vogliamo stare in campo".
Cosa pensa di chi rifiuta la Nazionale?
"Bisogna anche vedere e capire perché un calciatore rifiuta la Nazionale. La prima cosa che ho chiesto al Presidente e a Buffon è che chi viene a Coverciano deve restarci anche se ha un problemino, c'è tutto per curarli. Per essere credibili e non creare delle scuse: chi è convocato in Nazionale sta a Coverciano come si faceva quando giocavo io, poi se non si riesce a farlo guarire torna nel club di appartenenza. La cosa più importante è stare tanto tempo insieme, quando si giocano 50-60 partite l'anno i dolorini ci sono sempre ma non bisogna creare precedenti".
Quali saranno le prime parole che dirai ai giocatori?
"Di dirci le cose in faccia, di voler creare una famiglia. In campo le difficoltà ci sono in qualsiasi momento e se non si fa una corsa in più diventa dura, in questo momento dobbiamo riuscire a cambiare questo aspetto. Dobbiamo dirci anche le cose che non vogliamo sentire, solo così si può crescere".
Ha individuato qualche giocatore tra quelli non chiamati da Spalletti?
"Io in questi giorni ho chiamato 35 giocatori, vediamo cosa dice il campionato. Ci sono giocatori che sono rimasti fuori ma magari possono darci una mano. Ho parlato anche con Chiesa e gli ho detto che deve trovare il modo di giocare con continuità: vale per lui come per gli altri. Acerbi? No, non ho parlato con lui. Acerbi sta dando al calcio, si è parlato tantissimo ma non è una problematica che ha toccato me. Da parte mia le scelte però sono diverse: nulla contro Acerbi ma non l'ho chiamato, anche se c'è rispetto e stima. Ho chiamato giocatori più giovani che in questo momento credo ci possano dare una mano".
Cosa ha pensato vedendo la gara con la Norvegia?
"La pressione la porta la maglia azzurra, siamo la Nazionale che ha vinto quattro Mondiali e restare due volte fuori dalla fase finale è un peso. Dobbiamo essere bravi a reagire. La gara con la Norvegia l'ho vista, è stata una gara difficile. Loro andavano 3-4 volte più forti di noi, alcuni nostri giocatori venivano da una sconfitta forte in Champions e in quel momento non abbiamo avuto la loro forza".
Cosa salva dell'Italia di Spalletti?
"Con Luciano ci siamo sentiti e di lui ho una stima incredibile, è un maestro che mastica calcio da tanti anni. Ogni anno riesce a fare cose nuove, c'è grande stima. In questo momento devo vedere cosa vogliamo fare, ma la sua professionalità è incredibile. Ha fatto un lavoro importante con la maglia della Nazionale. Cambiamenti non se ne possono fare, c'è poco tempo".
Su cosa sarà intransigente?
"Se non vedo calciatori che vanno a 100 all'ora... Bisogna far parlare il campo, bisogna stare lì e andare a mille all'ora. Per me quando l'allenamento inizia bisogna pedalare, andare. La squadra deve lavorare con serietà e impegno, poi a ciò che succede fuori dal campo non do importanza. Non posso fare il sergente di ferro o il poliziotto, ma quando un giocatore si allena deve andare sempre a mille allora".
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