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Boniek: “La finale di Euro 2020 sarà Italia-Francia! Il calcio italiano manca di qualità”

KRAKOW, POLAND - OCTOBER 13:   Former Polish international football player Zbigniew Boniek during the draw for the qualifying play-off matches for UEFA EURO 2012 on October 13, 2011 in Krakow, Poland.  (Photo by Jan Kucharzyk/Getty Images)

SuperNews ha avuto il piacere di intervistare Zbugniew Boniek, vicepresidente Uefa in carica dal 20 aprile 2021. In vista della finale di Champions League, Boniek ha spaziato tra presente e futuro della massima competizione europea, con un occhio...

Giovanni Montuori

SuperNews ha avuto il piacere di intervistare Zbugniew Boniek, vicepresidente Uefa in carica dal 20 aprile 2021. In vista della finale di Champions League, Boniek ha spaziato tra presente e futuro della massima competizione europea, con un occhio rivolto a Euro 2020 che si terrà questa estate. Di seguito le sue dichiarazioni.

Boniek su Euro 2020

 (Photo by Adam Nurkiewicz/Getty Images)

La finale di questa edizione di Champions League è tutta inglese. È rimasto più sorpreso dalla facilità con cui il Manchester City è arrivato in fondo o dall’evoluzione del Chelsea sotto la guida di Tuchel?

Sono rimasto sorpreso perché pensavo che il Paris Saint-Germain facesse qualcosa di più, visto che l’anno scorso si è arreso solo in finale contro il Bayern Monaco, avendo avuto anche grandissime occasioni da gol che non è riuscito a sfruttare. Diciamo che la più grossa sorpresa è stata non vedere nessuna delle due finaliste dell’ultima edizione arrivare a giocarsi la coppa. Il Chelsea ha cambiato allenatore pensando che si trattasse di una stagione da dimenticare, invece hanno recuperato alla grande andando in finale contro il Manchester City. Le squadre di Guardiola, però, sono sempre da rispettare: tengono la palla giocando un calcio ragionato. Non mi meraviglio che siano in finale, e sono anche i favoriti da un punto di vista tecnico. Tuttavia, nel calcio la linea tra chi è favorito e chi no è talmente sottile che dà speranza a tutti.

Dopo il caos Superlega, è stato nominato vicepresidente della Uefa. Come giudica il nuovo formato della Champions League che entrerà in vigore a partire dal 2024?

Il nuovo formato della Champions League non è ancora chiaro alla gente, ma permetterà alle squadre di giocare più partite di base: possono giocare 10 partite, poi arriva la fase a eliminazione diretta dove vincerà la migliore. Ci saranno molti più incontri nella prima fase, tanto è vero che si pensa di aumentare gli introiti visto l’aumento del numero di match disputati. Si passerà quasi a 220 partite in totale e 17 per chi vincerà la competizione, contro le 125 e 13 attuali. C’è ancora tempo per ragionare sull’organizzazione del torneo, è un progetto che non è ancora stato definito completamente. Ci sono ancora delle piccole cose da ultimare per poi procedere alla vendita del prodotto.

Con le 10 partite per qualificarsi, però, c’è il rischio che la competizione diventi più simile a un campionato?

No, non credo. Con il formato attuale ci sono sei partite da giocare nella fase a gironi contro tre squadre, andata e ritorno. Tuttavia, le squadre di prima fascia non potevano affrontarsi tra di loro nella prima fase. Dal 2024, le prime otto squadre, attraverso il sorteggio, dovranno giocare due dei primi dieci incontri contro gli altri sette top team. Per questo motivo, vedremo in scena match interessanti fin dall’inizio. Sembra una cosa complicata, ma in realtà è molto semplice: le prime otto andranno ai sedicesimi, dalla nona alla 24esima dovranno giocare gli spareggi playoff, mentre le altre saranno fuori dalla competizione. È stato fatto questo tipo di ragionamento per accontentare i club, che vorrebbero guadagnare di più visti i problemi finanziari. Però, se le società continuano a spendere sempre di più, non c’è un sistema che garantisca loro una copertura economica: i club devono soprattutto guardare loro stessi e non essere prigionieri del successo, ma dell’intelligenza politica ed economica per quanto riguarda la gestione della squadra.

Ci potranno, quindi, essere ancora delle sorprese come l’Ajax, l’Atalanta e il Lione che abbiamo visto negli ultimi anni?

In Europa dev’essere così. Non siamo abituati alla mentalità americana che accetta competizioni chiuse. Il calcio è lo sport più popolare in ogni paese e bisogna sempre guardare gli interessi dei campionati. Secondo me, l’unico modo di giocare in Europa, che rimane qualcosa di straordinario, deve arrivare solo attraverso il risultato della competizione nazionale. Onestamente, la possibilità che una squadra arrivi 14esima in campionato ma, forte della vittoria della coppa locale, abbia il coefficiente che le garantisca la partecipazione alla Champions League non mi piace per niente. In Champions ci deve andare solo chi ha ottenuto il pass attraverso i campionati.

Grande assente in questa edizione è stato il calcio italiano. Cosa manca in questo momento alle nostre squadre?

Manca la qualità dei giocatori. Il calcio ormai è roba per i ricchi. Guarda caso in finale ci sono squadre gestite da fondi o arabi che spendono senza alcun freno. In Italia questo ancora non si può fare. Dal mio punto di vista, all’Inter e alla Juventus manca la qualità tecnica: in campionato va bene per vincere, ma per combattere contro le squadre migliori ci vogliono giocatori migliori, oltre a un po’ di fortuna.

L’unica squadra che ha ben figurato in Europa è stata la Roma. Come valuta l’esperienza di Fonseca nella Capitale?

Lo reputo un allenatore molto bravo, che può essere un esempio per tutti: ha gestito la squadra in un momento difficile, addirittura critico, riuscendo a qualificarsi solo per la Conference League. La Roma è in fase di transizione, speriamo che con l’arrivo di Mourinho la superi in fretta. Con Mourinho la Roma ha acquisito un certo peso a livello internazionale. Ci voleva e ben venga. Servono però anche i giusti innesti, e questa proprietà sembra pronta per farli.

Dopo l’arrivo del tecnico portoghese le aspettative sono alte. Secondo lei riuscirà a gestire una piazza difficile come Roma?

Mourinho, da questo punto di vista, è il numero uno al mondo. La piazza di Roma è difficile, soprattutto quando non vinci, ma è una delle più belle e calorose al mondo, ideale per giocare a calcio e divertirsi. Il calcio cambia ogni 10-15 anni, perché cambiano anche le regole del gioco, ma la Roma è sempre stata una squadra di romani, amata anche troppo. Questo, a volte, può suscitare delle polemiche, ma giocare e ottenere successi con la Roma è un grandissimo traguardo.

Parlando di Euro 2020 invece, con un Lewandowski in formato pallone d’oro come vede la sua Polonia?

Lewandowski è in forma da 5 anni, segna sempre, è un esempio per tutti. Tuttavia, nel calcio non si vince da soli: per farlo, c’è bisogno di una squadra, e solo dopo il giocatore forte riesce a fare la differenza. Robert Lewandowski ha battuto tutti i record, anche quello di Müller di 40 reti, perché giocava nel Bayern Monaco: penso che se avesse giocato per l’Hoffenheim o l’Herta Berlino non avrebbe fatto gli stessi gol, perché il supporto della squadra è fondamentale. Comunque, abbiamo una nazionale abbastanza equilibrata, però gli Europei sono una grande lotteria: possono vincere praticamente quasi tutti.

Anche l’Italia?

Per me è la favorita assieme alla Francia.

Quindi finale Italia-Francia?

La finale ideale è Italia-Polonia, ma se dovessi scegliere oggi direi che Italia-Francia è quella più probabile. La favorita tra le due non saprei dirtela, però. Se invece la Polonia andasse in finale con l’Italia, potrei accettare con molto dolore anche la sconfitta (ride, ndr).