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Ahn racconta il famoso Italia-Corea: “Gaucci non mi pagò! Moreno commise errori”

Giovanni Montuori

Le parole del calciatore della nazionale che eliminò l'Italia ai Mondiali del 2002

Ahn, ex calciatore della Corea del Sud, ha raccontato alla Gazzetta dello Sport la famosa partita con l'Italia ai Mondiali del 2002 rivelando alcuni retroscena.

Ahn racconta Italia-Corea del Sud del 2002

Ahn, facciamo un passo indietro. Qual è il primo ricordo che ha di Italia-Corea?

“Ho gli stessi ricordi di vent’anni fa. È stata una partita speciale per me e per il mio Paese. Nessuno credeva che potessimo riuscire a battere l’Italia. Dopo tutto questo tempo, si parla ancora delle decisioni arbitrali. Credo basti guardare la preparazione che avevamo, il nostro modo di giocare. Hiddink ci aveva reso una squadra forte sia fisicamente che psicologicamente. Non avevamo paura di nessuno”.

Crede che nessuna decisione di Byron Moreno abbia influito sul risultato finale della partita?

“Abbiamo sempre rispettato le decisioni degli arbitri, sono definitive e irrevocabili. Indipendentemente dal fatto che Moreno possa aver commesso degli errori, senza il Var alcuni fischi potevano diventare un problema. Noi accettavamo tutto, anche se a volte il risultato era doloroso. La verità è che abbiamo preparato bene la gara con l'Italia. Avevamo analizzato nel dettaglio ogni giocatore azzurro”.

Secondo lei, per la Corea è stata una vittoria meritata?

“Sì, basta guardare i risultati della mia nazionale nelle amichevoli prima del Mondiale 2002. Abbiamo perso solo due sfide su otto contro Uruguay e Francia. Poi il grande lavoro fatto da Hiddink, ci ha reso dei giocatori diversi. Sentivamo di essere la grande sorpresa della competizione”.

Un Mondiale giocato in gran parte davanti al vostro pubblico.

“Per quel gol contro l’Italia, molti pensano sia un eroe. Invece non è così. Insieme a me c’era un grande gruppo. Il 2002 è stato un anno indimenticabile per il Paese, io pensavo soltanto a dare il massimo. Era l’occasione giusta per dimostrare impegno e responsabilità verso la nazionale. Purtroppo, dopo i quarti con la Spagna, siamo arrivati stanchi alla semifinale contro la Germania e abbiamo perso. Resta comunque un’impresa essere arrivati fino a lì”.

Lei nel 2000 come ci è arrivato a Perugia?

“In quegli anni il gruppo industriale Daewoo gestiva delle squadre in Corea e aveva una partnership col Perugia per promuovere l’attività del presidente Gaucci. Ho iniziato a giocare nel Royal Daewoo FC e poi sono arrivato in Serie A”.

Che ricordi ha dei primi tempi in Italia?

“Cosmi era l’allenatore, si preoccupava tanto per me. Sapeva che non era facile per un giovane asiatico trovarsi in una nuova realtà. Mi chiedeva in continuazione se stessi bene, sia in campo che fuori. L’immagine più nitida che ho è il presidente Gaucci col cappotto e l’immancabile cappello, anche suo figlio Riccardo è sempre stato gentile con me. Peccato per la decisione di cacciarmi via dalla squadra”.

Cosa le dissero?

"Che avevo rovinato il calcio italiano con quel gol. E che non mi avrebbero più pagato lo stipendio. Sono stato costretto ad andare via, non è stata una mia scelta. Nonostante tutto, non ho rimpianti".

Si può dire che l’Italia ha segnato la sua carriera?

“Certo. E oggi a tutti gli italiani dico, non odiatemi più, per favore. Come giocatore della Corea ho solo combattuto per il mio Paese, senza voler colpire nessuno. In Italia mi sono trovato benissimo e ho sempre lavorato più duramente degli altri. Volevo soltanto ripagare la fiducia dei miei tifosi con quel gol al Mondiale contro gli azzurri”.

Che dopo vent’anni, tutti ricordano ancora.

“Un giorno, spero di tornare in Italia. Verso i tifosi italiani ho una sincera gratitudine. Presto mi piacerebbe salutare chi ancora si ricorda di me”.