Avevi offerto una bella opportunità a tutti di recuperare un po di quegli anni persi a tornare indietro; un calcio di rigore per lo sport. Ma hanno mandato a tirarlo a Lautaro, che l'ha messa alta, parecchio alta. Diciamo che Acerbi è stato anche ingenuo: l'avesse chiamato terrone sarebbe stato tutto a posto, nel paese che ha depennato dal codice di giustizia sportivo la discriminazione territoriale come evento di matrice razzista. Lui però è voluto essere più profondo: "ne"ro" E' riuscito a infastidire anche i più tolleranti, perche certe espressioni ce le devi avere proprio dentro per tartele uscire fuori. Ma il top di gamma non è stato l'insulto, ma la ritrattazi-one; il gioco di parole offerto alla Procura: non ha detto "sei solo un ne*ro" , ma "ti faccio nero". Ora, in un mondo dove c'è chi crede alla terra piatta, all'esame limpido di Suarez, a Salvini come statista e a Vannacci come un intellettuale magari qualcuno che abbocca c'è pure; ma siamo nell'ordine del numero degli elettori di Calenda e Renzi.
E quindi? Quindi niente, Acerbi, per il mio parere, si è squaliticato a vita da solo non nel momento in cui ha profferito l'insulto razzista, ma quando l'ha ritrattato con la versione calibrata in rima per arrivare alla sentenza di oggi. Che puntualmente è arrivata, senza deludere alcuna aspettativa. Restano tutti lì, sull'albero. A bearsi dell'ennesima occasione persa, della simulazione riuscita, del fatto che per cambiare c'è ancora tempo, non è un problema di oggi. A Juan Jesus serva come consolazione che indossa una maglia azzurra, nella città più antirazzista che ci sia (cit. Kalidou Kouli-baly), che con le discriminazioni ci palleggia come faceva Diego con la palla. A Francesco Acerbi, da Vizzolo Predabissi, ridente cittadina lombarda alla periteria di Milano, ed anche alla moglie Claudia Scarpari da Suzzara (Pianura Padana) che ha appena commentato con un "e adesso sciacquatevi la bocca", vorrei dire quello che disse De Crescenzo a Bossi: “Sono tante le differenze tra noi. Quando i vostri antenati celtici erano ancora barbari aggrappati al rami, i nostri antenati erano già froci"
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