Per il bene del ragazzo, è meglio restare al Napoli e crescere osservando gli altri, anche giocando pochi minuti, oppure andare fuori per avere più continuità?
"Se fosse per me, lo farei restare al Napoli. Crescere accanto a calciatori come Politano, McTominay, De Bruyne e gli altri è un’esperienza che vale tantissimo. Impari dai campioni ogni giorno. Però è chiaro che dovrà ritagliarsi il suo spazio, altrimenti il rischio è di frenare la crescita. Ma maturare a contatto con certi giocatori ti fa salire di livello."
Lei, insieme ai presidenti Lodi, Invigorito e Iazzetta, continua a occuparsi di calcio giovanile con la FC Élite Academy Lodi. Cosa può dire ai ragazzi che sognano di vivere una parabola come quella di Antonio Vergara?
"Il nostro settore giovanile ha accompagnato tanti ragazzi verso il professionismo. Abbiamo altri giovani interessanti, come Antonio Imputato del Monopoli, classe 2004, che ieri ha segnato, e diversi altri che si stanno mettendo in mostra. Vergara era quello più pronto, ma anche gli altri hanno qualità importanti. Spero di vedere presto qualcuno di loro arrivare in Serie A. Io ci credo e glielo auguro con tutto il cuore."
Ho visto alcune sue foto con Antonio bambino, sui social network: lui aveva appena iniziato. Quali sono i suoi ricordi più belli?
"Eh sì, già allora io allenavo e lui giocava sotto età. Ricordo una partita: eravamo sullo 0-0, entra lui nel secondo tempo e fa quattro gol con due assist. L’allenatore avversario mi guardò e disse: ‘Rocco, ma sei impazzito a tenerlo in panchina?’. Già da allora era un predestinato. Io l’ho sempre detto: era piccolino, ma aveva una forza incredibile. Sembrava non appoggiasse i piedi a terra da quanto correva. Si capiva che era speciale. Antonio Vergara, come tanti giovani talenti napoletani, ha avuto alle spalle una grande famiglia che lo ha seguito e sostenuto. La mamma e il papà lo hanno sempre seguito in tutta Italia, lo hanno supportato e sopportato. Questo è fondamentale: nessuno diventa qualcuno da solo, c’è sempre bisogno di una guida. Nel suo caso, la famiglia è stata una colonna portante, e questo lo ha aiutato tanto."
Direttore, vuole lasciare un messaggio ai ragazzi che sognano di ripercorrere la parabola di Vergara?
"Il messaggio è semplice: non smettete mai di sognare. Serve sacrificio, lavoro e costanza. Se c’è qualità, bisogna perseverare e non mollare mai alla prima difficoltà. Con impegno e determinazione i risultati arrivano".
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