È difficile immaginare un cronoprogramma per la Serie A, però la direzione mi sembra chiara. Non si può fermare il vento con le mani: noi come mondo arbitrale non dobbiamo subire quello che siamo in condizioni di poter gestire. La centralità dell’arbitro dovrà rimanere fondamentale: ci saranno sempre episodi valutativi e discrezionali che rimarranno in una zona grigia. Io sogno un calcio in cui ogni soggetto del calcio abbia la certezza che l’arbitro abbia deciso dopo aver constatato l’oggettività di un fatto, attraverso tutti gli elementi.
Marciniak? Il calcio è uno sport di contatto e non tutti i contatti sono falli. I colleghi internazionali hanno deciso di chiamare l’arbitro all’on field review perché hanno ritenuto che ci fosse una previsione protocollare che consentiva questo tipo di intervento. Marciniak ha così potuto rivalutare la decisione assunta. Quello che è prevalso è che l’arbitro, dopo aver rivisto e valutato, ha deciso: questo è ciò che dovremmo apprezzare.
Quello che dico sempre è massima apertura e massima possibilità da parte dell’Italia per le sperimentazioni.
Tempo effettivo? C’è un dibattito in corso: le riforme necessitano di studio e di tempo. Anche in questa direzione il calcio sta cercando i dovuti accorgimenti".
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