Ma qual è il pensiero di Uefa e Fifa sulla questione?
"Ho cercato domenica il presidente Fifa Infantino che era a Miami per il GP e ho parlato con il segretario generale Matthias Grafstom. Hanno le antenne molto dritte, di certo faranno una dichiarazione dopo essersi consultati con la Uefa. Si stanno prendendo un minimo di tempo per avere un quadro completo della situazione. Ma sia Fifa che Uefa parleranno di quanto sta accadendo. Gli strumenti per farsi sentire ci sono: prima di tutto rimarcheranno fortemente l’autonomia dello sport e come extrema ratio potrebbero minacciare delle sanzioni ad excludendum".
Dunque alcuni club italiani e la Nazionale stessa potrebbero finire fuori dalle competizioni internazionali per il mancato rispetto dell’autonomia dello sport?
"Credo che nessuno voglia arrivare a quel punto. Ma la vicenda spagnola (con la Federcalcio iberica commissariata dal governo e conseguenti duri richiami di Fifa e Uefa, ndr ) insegna parecchio. Storicamente, Fifa ha messo su molti “normalisation committees” in federazioni dove si sono verificati abusi e intromissioni politiche. Di solito questo avviene in paesi transoceanici non proprio civilissimi, ma in Europa è toccato per esempio alla Grecia. Anche per questo non è pensabile chiudere un occhio sull’indipendenza dalla politica, si creerebbe un precedente pericolosissimo. Ribadisco, per Fifa e Uefa l’autonomia dello sport è centrale".
E anche lei la sente minacciata da quest’intervento governativo.
"Ovviamente voglio leggere bene il documento. Se il parere dell’Agenzia sulle iscrizioni ai campionati dovesse restare vincolante come appare nella bozza circolata finora l’ingerenza sarebbe clamorosa".
Si aspetta cambiamenti al testo del decreto legge?
"Il ministro Abodi ha già detto che potrà essere soggetto a modifiche, ma a me ha stupito proprio il ricorso ad uno strumento come il decreto legge, che per natura deve rispondere a criteri di necessità e urgenza. Ma dov’è l’urgenza? Improvvisamente bisogna intervenire in questo modo? Tra l’altro far pagare l’Agenzia alle squadre è piuttosto incomprensibile".
La crisi economica del calcio è comunque evidente.
"È chiaro che il problema dei conti esiste, da report Uefa la percentuale dei costi degli stipendi sui ricavi è dell’83%. Non possiamo dire che l’allarme non ci sia, ma va ricordato che la Covisoc è formata da personaggi di altissimo profilo e grande competenza: pensare di risolvere così il problema mi sembra un po’ come buttare il bambino con l’acqua sporca. Serve calma. I conti sono obiettivamente brutti, ma questo non vuol dire che se ne debba occupare la politica. Bisogna che lo sport resti allo sport, con tutte le sue regole anche stringenti. Le riforme vanno fatte ma all’interno del mondo sportivo, cosa che Gravina sta già attuando. Quanto alla Uefa, il fair play finanziario è severissimo. Voglio chiudere con una domanda che dovrebbe far riflettere: che cosa succede se l’ipotetica Agenzia dice che la squadra X non si può iscrivere al campionato mentre la Uefa la ammette alle Coppe? Chi prevale?".
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